The SMILE
“Cutouts”
(XL Recordings, 2024)

Il decalogo di cui si compone Cutouts, nuovo album degli Smile, appartiene alle stesse session del precedente Wall Of Eyes, secondo lavoro su lunga durata pubblicato ad inizio anno, e vista la contemporaneità delle registrazioni, medesima produzione, Sam Petts-Davies ed il breve lasso di tempo intercorso tra i due, lo si poteva ritenere come una specie di antologia di out-takes. Ma la cosa è ben diversa poiché Cutouts è differente da Wall Of Eyes e, conoscendo le intuizioni di Thom Yorke, si può essere sicuri come i brani sono stati lasciati fuori con una precisa logica. Fin qui le premesse. Contenuti: il disco si allontana ulteriormente dal repertorio Radiohead, uno degli errori che “cari lettori” potreste fare è considerare il binomio Thom Yorke/Jonny Greenwood un side-project della nota band, ritrovabile in 2/3 canzoni, le funkeggianti Zero Sum ed Eyes & Mouth, i riff di quest’ultima sono ripresi da Talk Show Host, con vaghe tracce di oneri soul/downtempo, o come nella più rock, in senso stretto, The Slip. Il resto, fatta eccezione per l’iniziale Foreign Spies, arcano trail quasi 4AD, è un insieme fra psichedelica cosmica à la Spiritualized, Instant Psalm, trame ipnotiche, Colours Fly e Don’t Get Me Started, jazz, tiptoe, progressive, No Words ricorda gli Ozric Tentacles mentre, la conclusiva Bodies Laughing, il folk underground britannico di inizi ’70s, in cui accessibilità e sperimentazioni convivono senza eccessi edonistici. Apprezzabile il lavoro ai cordofoni della London Contemporary Orchestra, al sax tenore/clarinetto di Robert Stillman ed al sax baritono di Pete Wareham, musicisti della scena jazz contemporanea proprio come il batterista Tom Skinner. Infine permettetemi un eccesso personale; OK, Cutouts resta un ascolto difficile ma sopraffino, e a ragion di logica, il curricolo riuscirà a classificare entrambi gli LP nella stessa playlist dell’anno.

Luca Sponzilli

 

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