“Kiss The Sun”
Il lungo viaggio dell’Heavy Psych, 1980-2000
(Tsunami Edizioni, 2024)
Intervista all’autore DAVIDE PANSOLIN
“Kiss The Sun – Il lungo viaggio dell’Heavy Psych, 1980-2000” di Davide Pansolin, pubblicato da Tsunami Edizioni, è un corposo volume di più di 300 pagine che racconta, analizza e descrive la nascita e lo sviluppo della scena musicale Heavy Psych, più tardi etichettata come Stoner. Nel libro l’autore ci guida attraverso un lungo viaggio cronologico e geografico del movimento, partendo dal deserto californiano, attraversando gli Stati Uniti, fino a giungere in Europa, Australia, Giappone e Sud America. La ricerca parte dai primi anni ’80 fino al nuovo millennio e riassume la storia di oltre 250 band, tra cui Kyuss, Queens Of The Stone Age, Monster Magnet, ed è arricchita da ampie testimonianze dei principali musicisti coinvolti. Pansolin è da sempre amante di queste sonorità, infatti nel 1998 crea il magazine Vincebus Eruptum diventato poi un’etichetta discografica indipendente con la quale pubblica oltre 30 dischi. Per Tsunami ha già pubblicato “Veleno Sottile – La storia degli Screaming Trees”, la prima biografia mai scritta sulla band dei fratelli Conner e di Mark Lanegan. Abbiamo posto a Davide alcune domande sulla realizzazione del libro.
Davide ci hai deliziato con “Veleno Sottile”, dando la luce che meritava a una delle band più importanti e sfortunate dell’epopea grunge e ora ci sorprendi con questa uscita che oserei definire, se non la bibbia di tutta la scena Heavy Psych, quantomeno, l’antico testamento, dalla genesi all’apocalisse. Raccontaci come è nata l’idea.
Il tuo parallelo con l’antico testamento mi piace molto, anche se culturalmente io sarei più per il nuovo … eh eh. L’idea nasce da Veleno Sottile, ossia dalla consapevolezza di essere in grado (più o meno) di scrivere un libro. Allo stesso tempo “Kiss The Sun” rappresenta un po’ la chiusura del cerchio della mia avventura con Vincebus Eruptum, iniziata nel 1997/98 e terminata definitivamente nel 2022. L’obiettivo di “Kiss The Sun” è anche quello di portare, a fattore comune, un’esperienza molto importante della mia vita.
Il volume è ricco di dettagli e aneddoti, nonché di informazioni e racconti dei diretti protagonisti. Dicci come ha funzionato la ricerca e se hai parlato con qualcuno dei musicisti citati.
Diciamo che ho parlato con la maggior parte di chi ha fornito info e aneddoti. Qualcuno è stato più sfuggente e pochissimi hanno rifiutato di darmi una mano. Mi è molto dispiaciuto non poter usufruire dell’aiuto di Alfredo Hernandez, con cui, negli anni, avevo costruito un ottimo rapporto. A causa di un misunderstanding (lui pensa che io collabori con persone italiane che non stima), non ha voluto darmi una mano e non mi ha risposto alle mail. L’informazione sul suo diniego l’ho avuta da un suo amico, “vicino” di casa, che invece mi ha aiutato moltissimo.
Da sempre i paesaggi circostanti o le diverse realtà urbane, hanno caratterizzato la nascita di particolari sonorità e generi musicali, cosa a tuo avviso ha influito sul sound della desert valley?
Dai generator party in poi il deserto ha influito sulle sonorità “sabbiose” e torride di questo genere. Oltre a questo, il suono del deserto, a mio avviso, è nato soprattutto grazie al grande spirito di libertà che quelle latitudini permettono.
Ha a che fare con il titolo del libro?
In teoria, non c’è correlazione tra la canzone e il deserto, perché “Kiss The Sun” è stata concepita dai favolosi Core, che provengono dal New Jersey. Quando però dovevo scegliere il titolo del libro (che in origine era tutt’altro) ho cercato qualcosa che suonasse bene e che potesse avere legami forti con quello che veniva rappresentato. A distanza di mesi, sono molto soddisfatto di avere scelto questo titolo!
Molte delle band e dei musicisti di cui parli nel libro hanno incrociato i loro destini con altrettanti colleghi della scena di Seattle, volendo fare dei parallelismi, o tracciare delle distinzioni fra le due realtà musicali, come ti districheresti?
Urka! Domanda difficilissima! Diciamo che gli anni sono praticamente gli stessi e che questi scambi sono stati davvero importanti: Mark Lanegan, per un periodo, si trasferì a Joshua Tree, mentre Josh Homme andò a Seattle per collaborare con gli Screaming Trees … i Nebula hanno registrato con Jack Endino … Alain Johannes ha suonato un sacco con Chris Cornel, etc. Io non riesco ad evidenziare differenze musicali sostanziali, perché si tratta pur sempre di rock … Forse il suono del deserto nasce un po’ più pesante, ma si evolve poi più psichedelico, rispetto alla musica tipica del Seattle Sound.
Hai ampiamente detto e scritto delle ragioni per le quali la tua analisi del fenomeno si ferma agli anni 2000. Condivido il tuo pensiero, ma poi penso a band come All Them Witches o ai recentissimi I Am Low, dalla Svezia, e si apre uno spiraglio di ottimismo sul futuro del genere. Qual è il tuo pensiero in merito.
Io ho parlato di apice del fenomeno, ma non di fine. Sono d’accordo con te che nei successivi 24 anni sono emerse molte band interessanti, che non vado a citare perché starei qui a scrivere fino a domani … eh eh … Quello che evidenzio è che in quegli anni si sono costruiti suoni che vengono “replicati” ancora oggi: qualcosa vorrà dire, a mio avviso … così come in quegli anni ci si ispirava ai primi anni ’70.
Fra i nomi presenti nel libro io stravedo per i Monster Magnet fino a “Dopes To Infinity”. Puoi svelarci qual è la tua band preferita fra quelle presenti?
Sarebbero troppi, ma oltre a confermare il tuo giudizio sulla band di Dave Wyndorf, aggiungerei gli Earthlings, i già citati Core, i primi The Heads, gli Half Man, gli On Trial e i 35007! In Italia, per gusti puramente personali, i That’s All Folks! che direi tu dovresti conoscere abbastanza bene … e gli Standarte.
In conclusione, la domanda di rito. Hai qualche futura idea editoriale in cantiere?
Insieme a due amici sto scrivendo la storia di Rockerilla, dagli esordi di Radio Cairo fino al 1999. Tu dirai … ma ti fermi sempre in prossimità del nuovo secolo? E io ti risponderò … sì!
Nino Colaianni