POND
“Stung!”
(Spinning Top Records, 2024)

Perth è una moderna città dell’Australia, a ridosso del deserto aborigeno da un lato, e bagnata dall’oceano indiano dall’altra. Qui, nei primi anni 2000, inizia a fare musica un gruppo di amici accomunati dall’amore per la musica dalle sonorità vintage, una sorta di collettivo di musicisti polistrumentisti che si divertivano a jammare nei club, e a scambiarsi i ruoli agli strumenti, dando vita a session live e registrazioni dal tenore psichedelico e dal sapore acido. I membri delle varie formazioni che si alternavano erano intercambiabili ed è davvero complicato elencarne nomi e relativo strumento. Da questo marasma lisergico successivamente emergeranno due nomi su tutti, Tame Impala e Pond. I primi, dopo il successo mondiale dell’album Lonerism, sono sostanzialmente diventati il progetto solista del leader Kevin Parker, i secondi invece continuano ad essere un collettivo a cui lo stesso Parker prende parte nella doppia veste di batterista e produttore.

I Pond hanno da poco pubblicato il loro decimo album dal titolo Stung!, un caleidoscopio di sonorità colorate e solari e melodie calde e avvolgenti. Il disco è un concentrato di chitarre riverberate, synth arpeggiatori e fresche melodie vocali su pattern di batteria sempre ricercati e mai banali. Trovano spazio anche aperture acustiche, malinconiche e sognanti, alternate a guizzi hard rock zeppeliani, così come non mancano echi del Bowie periodo Let’s Dance. Immancabili poi i fraseggi di tastieroni prog, anch’essi sostenuti da chitarre hard. Un uscita discografica, questa dei Pond, davvero riuscita, una serie di brani dalle linee armoniche di rara poesia, come nella bellissima O ‘UV Ray, un lavoro che si sente essere nato e concepito da una profonda libertà creativa.

Nino Colaianni

 

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