KULA SHAKER
“Natural Magick”
(Absolute / Strange F.O.L.K. Records, 2024)
Il nuovo album dei Kula Shaker, pubblicato il 2 febbraio scorso a meno di due anni dal precedente, vede di nuovo la presenza del tastierista originale Jay Darlington e quindi il ritorno al completo della line-up dei primi due album (pubblicati negli anni ’90). Il rientro dì Darlington coincide con un allontanamento dalle atmosfere folkeggianti del precedente ottimo album 1st Congregational Church Of Eternal Love And Free Hugs, per tornare a canzoni dove il groove regna sovrano, come nei primi dischi pubblicati. I Kula Shaker non inventano niente, ma sanno fare molto bene il loro mestiere
La partenza è al fulmicotone, con il trittico iniziale Gaslighting, Waves e Natural Magick, un mix di brit pop e psichedelia con l’organo Hammond a raccordare il tutto. Si prosegue poi con l’uptempo di Indian Record Player, uno dei migliori brani del disco, e poi Chura Liya (You Stole My Heart), una bella ballad che fonde l’India con il Messico, cantata quasi interamente in hindi. Something Dangerous è un brano alla Kinks mescolato, come da marchio di fabbrica della band, con atmosfere indiane, mentre Stay With Me Tonight e Give Me Tomorrow sono due classiche ballad dalle atmosfere sixties, un po’ sottotono rispetto al resto dell’album. Happy Birthday, con l’organo in evidenza, è forse il brano che preferiamo del disco, con il sitar e gli archi che ci fanno di nuovo fare un viaggio in India; Idon’twannapaymytaxes e F-Bombs sono due potenti funkettoni che saranno sicuramente degli highlights durante i concerti; Whistle And I Will Come è un brano dal sapore morriconiano mentre Kalifornia Blues un bel mid tempo dall’andamento molto originale.
I Kula Shaker stanno vivendo una seconda giovinezza, sono in gran forma e si divertono. Questo disco ha buonissime canzoni, tolte un paio di leggere cadute di tono. La loro forza principale rimane comunque la dimensione live, hanno suonato anche in Italia, il 13 maggio a Milano e il 14 maggio a Roma.
Mario Clerici
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