“Sei vecchio. I mondi digitali della generazione Z”
di Vincenzo Marino
(Cronache Nottetempo, 2023)
Se non sai chi è uno streamer sei vecchio, se non sai cos’è un content sei vecchio, se non sai cos’è una diretta IRL sei vecchio, sei un boomer, non puoi capire. Questa retrocessione subita dagli adulti, messa in atto dai giovani della cosiddetta generazione Z, quella che comprende i nati fra il 1997 e il 2012, ha le sue origini nell’uso e nella pratica quotidiana di quello che viene definito il mondo digitale, ovvero più semplicemente l’utilizzo dei social network. Perché è proprio nell’intrattenimento online e nella costante interazione con i social network – da Instagram a Tik Tok, da Twitch a YouTube – che la generazione Z ha trovato uno specchio di sé: un luogo virtuale in cui interagire con migliaia di persone e riversare le proprie ansie, gioie e dolori, al sicuro e lontano dallo sguardo indiscreto e indagante dei genitori o degli adulti in genere, che “proprio queste cose non le capiscono”. Occorre allora fare uno sforzo di volontà e cercare di sapere dove stiamo andando e come ci stiamo relazionando con “questi giovani”, alla luce anche dei più recenti avvenimenti che li coinvolgono e ci coinvolgono quantomeno come spettatori passivi. Un fenomeno, quello digitale, che forse ci è sfuggito di mano, visto che in molti non abbiamo le capacità e gli strumenti utili per navigare in questo mare magnum.
Torna utilissimo allora il lavoro dell’autore del libro Vincenzo Marino, classe 1986, che da anni indaga i consumi culturali e i trend della generazione Z, gestendo in prima persona una newsletter e scrivendone in varie testate giornalistiche online. Andiamo per ordine e cerchiamo di capire qualcosa. Scrive l’autore: uno “streamer” è una persona che realizza una diretta video. Un “content” è letteralmente un “contenuto di Internet”: video di Instagram, battute su Twitter, interviste, balletti di Tik Tok, selfie coi filtri, fanfiction, la pubblicazione di un estratto delle registrazioni di sorveglianza di casa Ferragni in cui viene catturato un momento di dolcezza familiare, una newsletter: qualsiasi cosa venga condivisa in rete, sia facilmente replicabile e suoni vagamente organica, verosimile, non artificiale o “pubblicitaria”. Il content circola col solo obiettivo di circolare, cioè si caratterizzerebbe principalmente per il suo potenziale di diffusione, rendendo la sua capacità di “fare successo”, la sola valida unità di misura da considerare, a prescindere paradossalmente dal suo “contenuto””.
Per intenderci i content parlano la lingua dei giovani e il “content creator” o semplicemente “creator“, sarà allora chi questi content li crea, chi, in poche parole, il proprio contenuto se lo produce in casa propria e prova a farlo diventare la sua specialità. Se si calcola che nel mondo, circa 50 milioni di persone si considerano dei creator, ci appare più chiaro perché i brand e le grandi aziende, non fanno altro che cercare di accaparrarsi spazi e personalità della rete, in grado di orientare le opinioni di una community su un determinato discorso, oppure allargare la portata potenziale di un semplice messaggio. Ecco che impariamo a conoscere personaggi come Gennaro Chiantese in arte GSkianto, uno dei top streamer italiani con più di 700.000 follower su Twitch, 200.000 fan su Tik Tok, uno che totalizza un milione di like e più di 300.000 visualizzazioni sotto l’hashtag #gskianto. La sua specialità? Funziona così: lo streamer attacca la diretta, fa partire un conto alla rovescia e invita ad abbonarsi o a fare delle donazioni. Ogni offerta arrivata, consentirà di aggiungere secondi a questo timer, allungando così la durata della trasmissione live, che terminerà quando il contatore torna sullo zero. Una sorta di ““Grande Fratello” in solitaria, perché quello che GSkianto fa, durante le dirette, è semplicemente vivere la sua quotidianità rinchiuso in una specie di stanza/studio digitale. Passa giornate intere davanti a videocamere e schermi, dove a lato, una pioggia di commenti ed emoticon animate, lo tiene in costante contatto con i suoi fan. Vero e proprio maratoneta del genere, GSkianto è riuscito a stare in diretta per oltre un mese tra scherzi, balletti, chiacchere, sveglie traumatiche, momenti culinari, mentre il contatore sulla sua testa continuava a indicare i minuti restanti in cui era costretto alla diretta, pena essere tacciato poi come uno “scammer“, ovvero chi dà una fregatura ai propri iscritti al canale.
Dal trionfo di Gennaro/GSkianto e dai molti soldi raccolti, il libro racconta anche la momentanea fortuna di Donato De Caprio, salumiere di Napoli, che nel giro di poche settimane su Tik Tok, è riuscito a superare il milione e mezzo di follower, producendo video della sua attività quotidiana, che consisteva nel farcire deliziosi panini esaltando la materia prima, i prodotti tipici di “nostra produzione”. Un successo clamoroso arrivato all’insaputa del protagonista, che è durato meno di un anno, per poi subire inesorabilmente un declino, lasciando Donato De Caprio frastornato e ferito. Sono solo due delle vicende incredibili che vengono ampiamente descritte da Vincenzo Marino e che meritano attenzione se vogliamo veramente cercare di capire che cosa succede in questo incredibile mondo digitale abitato dai giovani. E ancora, una “diretta IRL” sapete cos’è? Acronimo di In Real Life, le dirette IRL sono un genere Twitch per mezzo del quale lo streamer trasmette in diretta con un telefono da ovunque si trovi. In Italia, nelle grandi città, tra il 2021 e il 2022 non era difficile imbattersi in ragazzi in live, armati di treppiede, cassa bluetooth e telefono. Li si poteva incrociare per strada, intenti a guadagnarsi l’attenzione degli spettatori e a utilizzare il mondo circostante come un inconsapevole palcoscenico pieno di stimoli, per storie che potessero poi diventare clip da riversare su Instagram, Tik-Tok e YouTube. Il mondo reale è visto come una opportunità per fare intrattenimento, come se la vita vera non fosse altro che una porzione teatralizzata di internet, e la propria esistenza un copione da scrivere giorno per giorno in diretta. Il denominatore comune all’origine di tutte queste pratiche dove contano solo i numeri, i follower, i like, il successo a tutti i costi, è semplicemente il dio denaro. La generazione Z, a detta di Morning Consult che ha condotto uno studio, è il gruppo anagrafico più orientato ad avere carriere di successo e a fare soldi, piuttosto che a costruire rapporti interpersonali significativi o a viaggiare, solo per fare due esempi. La generazione Z appare la più propensa a rintracciare nuove forme di monetizzazione ovunque sia possibile, la più disposta a lucrare su qualsiasi minuzia, qualsiasi aspetto della vita possa essere comunicabile.
Di riflesso quindi possiamo aggiungere, anche la creazione della musica o di altri prodotti è influenzata e deve sottostare a queste “regole di mercato”, perché sembra non possa esistere altro modo per emergere, in un mondo dove conta solo il successo e niente altro. Bene, avete letto fino a qui questa recensione? Noi, rubando le parole dell’autore Vincenzo Marino, abbiamo solo cercato di anticiparvi alcune questioni che vengono spiegate in maniera approfondita all’interno del suo libro. Continuate allora a fare i bravi: comprate il libro e leggete tutte le 150 pagine che lo compongono, è molto interessante, vi farà capire un po’ di cose su come gira questo maledetto/benedetto mondo digitale, starete meglio dopo, come quando fate una sessione di ginnastica e vi percepite più tonici. Magari alla fine vi aiuterà anche a sentirvi o a sembrare, un po’ meno vecchi.
Andrea Masiero