Josh Ritter lo considero l’outsider per eccellenza. Quest’anno ha festeggiato i 25 anni di carriera ed è vicino al mezzo secolo di vita ma, nonostante una discografia corposa, non ha mai veramente sfondato. In un’epoca nel quale la musica è trattata come un prodotto da supermercato, forse, il suo essere rimasto un irriducibile songwriter fedele
Conclusa l’esperienza con i Fairport Convention, Ian Matthews nel 1971, pubblicava il suo primo LP autografo per la Vertigo Records, label della nascente scena underground freak e progressive-rock. If You Saw Thrò My Eyes è l’ennesimo punto a favore di un particolare momento creativo, importante nell’esperienza dell’artista di Scunthorpe e segna il passaggio dalla failry
A volte ritornano. Sono passati quarant’anni da quando i Lone Justice di Maria McKee solcavano i palchi di Los Angeles suonando dal vivo una miscela esplosiva formata da un country-rock d’annata mescolato ad un’attitudine punk, tanto da guadagnarsi l’etichetta di cowpunk insieme a band come Blasters, Green On Red, Long Ryders solo per citarne alcune.
Il decalogo di cui si compone Cutouts, nuovo album degli Smile, appartiene alle stesse session del precedente Wall Of Eyes, secondo lavoro su lunga durata pubblicato ad inizio anno, e vista la contemporaneità delle registrazioni, medesima produzione, Sam Petts-Davies ed il breve lasso di tempo intercorso tra i due, lo si poteva ritenere come una
Ian Anderson più che cantare ormai recita, ma salta, corre, ha la sua gestualità, e la tecnica al flauto è strepitosa come sempre. Bellissimi i brani: si parte con una My Sunday Feeling, a cui segue una dedica agli Eagles con We Used To Know. Una scenografia dietro i musicisti proietta scenografie virtuali alternate a
Per questo nuovo capitolo di “Pietre Nascoste dal Sottosuolo” voglio parlare di Malesh degli Agitation Free, anno di pubblicazione 1972 sulla famosa etichetta Vertigo. La storia che ha portato alla genesi di questo disco è molto curiosa e merita di essere raccontata. Gli Agitation Free nascono a Berlino intorno alla metà degli anni ’60, e,
A due anni esatti dal già magnifico Pad, e a 36 anni, il giovane songwriter newyorkese Joseph (Joe) Stevens torna con un altro squisito e godibilissimo – lo affermiamo subito – manuale di sublime e articolato dream-pop metropolitano. A rendere possibile questo piccolo miracolo di 15 brani che risponde al nome di Rose Main Reading
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