I desolati paesaggi industriali, l’atmosfera metafisica, quell’irrequietezza figlia del punk più suburbano, la devozione alla musica “underground”. Di chi parlo? Torino. E da Torino provengono gli Sloks, trio composto dagli irrequieti Peter Chopsticks (sbatteria), Ivy Claudy (urla e sbatteria) Buzzy Fuzz (fruste di chitarra); personaggi che, sentirete, non vanno tanto per il sottile, allineando 10
Milano 2019. Sigaretta in bocca. Quattro loschi figuri entrano in sala di registrazione con le idee chiare, dare vita ad un album che, oltre a mettere in campo le loro doti artistiche e sfoderare senza remore il loro tormento esistenziale, deve essere summa ed elogio alla più viscerale tradizione art-punk, dai leggendari Cramps, passando per
I Tazer sono una di quelle band che lasciano pochi dubbi su quello che fanno e quello che sono, sperimentazione sonora devota alle più malsane radici del rock. Fedeli nel suono all’evoluzione di tutto ciò che di meglio si è avuto in ambito synthpunk (dai leggendari Screamers di fine ’70 ai violenti Lost Sounds di
I Love Is The Answer sono un duo di musicisti finlandesi, Kalle Sipilä (basso, chitarre, voce, synth analogico, pianoforte, campioni, loop, registrazioni sul campo, arrangiamenti) e Jani-Petteri Olkkonen (batteria, percussioni rituali, kendang, cajon, campane e ossa, voce, flauti, loop, didgeridoo) e suonano “musica rituale del ventunesimo secolo”, una neopsichedelia tribale ispirata e visionaria dal forte
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