Continuano ad arrivare negli ultimi anni dalle contrade più disparate degli Stati Uniti vibrazioni melodiche ed armoniche di alternative rock e folk rock affascinanti, quasi a voler dipanare all’infinito un mood musicale anni 2000 avvolgente e consolatorio alle cui spire seduttive è impossibile sottrarsi. Se a orientare e guidare questo trend sono stati i Fleet
Il fascino glaciale, diafano, subliminale degli svedesi I Break Horses sembra parlare in codice a quelle anime danneggiate, sepolcrali e patologicamente romantiche cresciute a shoegaze, darkwave ed elettronica praticando il “social distancing” per una vita intera, anni luce prima del coronavirus. È una significativa coincidenza dunque che la terza prova del duo indie elettronico composto
Non un disco, questo dei Money, ma dolce veleno che scivola giù in gola, strappa il cuore e va a cullarsi nelle viscere aspettando – subdolo – che l’orecchio cada nel suo stupendo acquitrino malinconico. Attenzione, niente svenamenti, come si potrebbe pensare dal titolo, ma una matassa di armonie agre e solitarie, che gli inglesi
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