CAPOLAVORI MUSICALI SENZA TEMPO
IRON BUTTERFLY
"In–A–Gadda–Da–Vida"
(ATCO, 1968)
Formatisi a San Diego, California nel 1966, gli Iron Butterfly realizzarono una miscela interessante di hard rock e trame ornamentali condite di acido. Incisero il loro primo e pesante album Heavy (1968) come quintetto ma, quando venne pubblicato, tre componenti avevano levato le ancore. Il tastierista e cantante Doug Ingle e il batterista Ron Bushy (anche ai cori) decisero di proseguire la loro avventura arruolando il chitarrista/cantante Erik Brann e il bassista/cantante Lee Dorman. Una notte Bushy, rientrando a casa tardi dal lavoro, scoprì che Ingle aveva composto un nuovo pezzo. Una stranissima canzone ispirata da una buona quantità di vino rosso. Troppo brillo per riuscire ad esprimersi razionalmente, Ingle mormorò lo strano titolo che il fedele Bushy trascrisse diligentemente ma solo foneticamente. Così la frase “In The Garden Of Eden” divenne famosa come “In-A-Gadda-Da-Vida”.
Questo celebre brano in origine era una ballata. Solo in un secondo momento venne sviluppata dal gruppo che la trasformò in un viaggio acido di chitarra distorta, organo mistico e batteria avventurosa dove musica e parole appaiono filtrate ed alterate elettronicamente. Grazie alla presenza di questo mirabolante trip chilometrico, il secondo lavoro degli Iron Butterfly In–A–Gadda– Da–Vida ottenne il disco di platino vendendo oltre un milione di copie. Anche se i brani tendenzialmente psichedelici del primo lato (Are You Happy, Termination, Most Anything You Want, Flowers And Beads, My Mirage) sono nel complesso apprezzabili, il suo successo fu essenzialmente dovuto alla epica lisergica title track lunga 17:05 che occupava l’intero secondo lato.
Inutile ribadire che In-A-Gadda-Da-Vida fu un trionfo e una sua versione ridotta di 2:52 per le trasmissioni radio mise in risalto il suo riff proto metal, enfatizzando l’enigmatica parte cantata. Purtroppo gli Iron Butterfly non volarono più in alto di così e non riuscirono più ad uscire dalla gabbia dorata che questo episodio speciale aveva edificato intorno a loro. Dopo una serie di prove apprezzabili ma discontinue (Ball, 1969 e Metamorphosis, 1970), Doug Ingle tenterà di ripetere la collaudata formula sia dal vivo (Iron Butterfly Live, 1970) che in studio (Scorching Beauty, 1975 e Sun And Steel, 1976) ma con scarsi risultati e senza lasciare un degno ricordo della farfalla di ferro.
“In a gadda da vida, honey
Don’t you know that I’m lovin’ you
In a gadda da vida, baby
Don’t you know that I’ll always be true
Oh, won’t you come with me
And take my hand
Oh, won’t you come with me
And walk this land
Please take my hand”
Marco Galvagni