PREMIATA FORNERIA MARCONI
"Ho Sognato Pecore Elettriche - I Dreamed Of Electric Sheep"
(Inside Out Music, 2021)
La Premiata Forneria Marconi era un vero orgoglio per il rock progressivo italiano, avendo preso parte alla sua creazione dopo qualche tempo trascorso a suonare cover dei grandi gruppi inglesi, per molti dei quali avrebbe anche aperto i concerti: dai Deep Purple agli Yes, ai Genesis. Con l’aiuto del manager Franco Mamone a queste grandi occasioni per mettersi in mostra dal vivo si aggiunse il primo posto in classifica raggiunto nel 1972 dall’album d’esordio intitolato Storia Di Un Minuto. Si aprirono presto anche le porte dei concerti all’estero, prima in Inghilterra, poi in tutta Europa e infine negli Stati Uniti nel 1974 e in Giappone l’anno successivo. Rimasti senza Mauro Pagani e Bernardo Lanzetti con gli anni ’80 il cantante di ruolo divenne Franz Di Cioccio e la musica progressive lasciò il posto ad un rock metropolitano che impedì al gruppo di finire nel dimenticatoio.
Dopo dieci anni di pausa la PFM si rimette insieme nel 1997 riprendendo a stupire con una musica sempre di qualità, anche quando Franco Mussida e Flavio Premoli decidono di lasciare. Ho Sognato Pecore Elettriche o I Dreamed For Electric Sheep è il nuovo disco pubblicato il 22 ottobre 2021 dalla Inside Out Music. L’album si apre con i bei suoni orchestrali di Mondi Paralleli. Un momento sinfonico cui fa subito seguito un micidiale riff rock di chitarra elettrica e basso all’unisono. Davvero tre minuti di inaspettata adrenalina progressive. Segue un suono di pianoforte che introduce la voce di Franz Di Cioccio nel brano Umani Alieni, con un giro armonico che inizialmente potrebbe ricordare I Can Tell You Why degli Eagles, a sua volta pervaso di staffilate progressive, con chitarra ed organo in grande evidenza. Dopo aver tanto amato la PFM e averla vista dal vivo diverse volte, eravamo colpevolmente prevenuti nei confronti di questo disco, non avendone molto apprezzato né la copertina (che vede fusi insieme i volti dl Franz Di Cioccio e Patrick Dijvas) né il titolo, che è da ricondursi ad una frase pronunciata nel cult movie Blade Runner. Ma quel che conta è la musica, e questa prende non poco. Ombre Amiche è una ballad sorretta da una ritmica elettronica che si rivela efficace. Ad ogni modo quando la voce di Franz si alza di tonalità subentra anche la batteria vera, mentre sul pianoforte sempre elegante di Alessandro Scaglione svetta anche quello che un tempo sarebbe stato un ottimo assolo di Moog, oggi generato da moderne tastiere in grado di riprodurre anche le timbriche di quelle di un tempo.
Suoni convulsi danno il via alla successiva La Grande Corsa, con un fraseggio di chitarra elettrica al fulmicotone, notevole anche in fase di assolo, mentre il suono del Moog si ripete come a voler ricordare che questa è sempre la PFM. Franco Mussida lo si rimpiange, ma su queste coordinate il suo stile non avrebbe retto, meglio che le parti di chitarra siano state affidate a Marco Sfogli, determinante per questo nuovo sound. AtmoSpace scorre senza lasciare brividi, ma risulta godibile per la bellezza dei suoni e delle idee che si spandono nello spazio stereofonico. È la volta di Pecore Elettriche, che si muove su un tempo vivace avvolto dall’organo e dai consueti riff stoppati di chitarra elettrica metal prestata al progressive più attuale. Che arriva proprio dalla band che aveva contribuito a lanciare il genere fin dal singolo del 1971 precedente l’album d’esordio e contenente le famose Impressioni Di Settembre e La Carrozza Di Hans. Mr Non Lo So inizialmente seduce meno, poi prende vita e senso nel suo divenire. Bella la sezione in cui il tempo cambia, lasciando spazio al magico violino di Lucio Fabbri, componente della PFM a fasi alterne fin dal 1979. Il Respiro Del Tempo è la traccia che accoglie i contributi di Ian Anderson e Steve Hackett. La chitarra elettrica dell’ex Genesis si mantiene sullo sfondo con le sue tipiche note lunghe di rifinitura.
Il classico flauto ansimante del leader dei Jethro Tull entra invece quando il pezzo cambia di tonalità, accompagnato da suoni di cornamuse, per tornare anche in seguito. Senza per questo alterare il sound del disco, mettendosi invece al servizio del risultato finale. Del resto era stato lo stesso Anderson, ospite della “Premiata” al Prog Exhibition 2010, a definire la PFM come “La miglior progressive band italiana di tutti i tempi”. In quel caso avevano suonato insieme i due brani dei Jethro Tull che la stessa PFM aveva in scaletta nel 1971, vale a dire My God e Bourée. Poi era stato Ian a dare il suo contributo al vecchio classico Il Banchetto, avendo studiato prima un pezzo che non si poteva improvvisare. Ulteriore atto di stima.
Transumanza Jam è una cavalcata che ricorda la seconda parte di Altaloma, con un ritmo tumultuoso sul quale si susseguono e si rispondono a vicenda gli assolo di tastiere e chitarra sugli spostamenti di un semitono. Segue il brano Transumanza, ancora caratterizzato da botta e risposta di strumenti in assolo, con la chitarra elettrica che si avvale anche del wah wah. Il disco finisce così in un entusiasmante fuoco d’artificio esclusivamente strumentale. All’ultimo brano ha dato il suo contributo anche Flavio Premoli, sia al Minimoog che in fase di composizione. Da notare che la nuova PFM non dimentica quella vecchia, dal momento che accenni appena percepibili a brani di altri tempi sono disseminati su diversi pezzi di questo lavoro. Autore dei testi è in gran parte Franz Di Cioccio con il contributo di Patrick Djivas, Marco Sfogli, Lucio Fabbri, Flavio Premoli e Luca Zabbini, alle tastiere su alcune tracce. La versione in inglese si intitola I Dreamed For Electric Sheep e i titoli dei brani sono i seguenti: Worlds Beyond (accompagnata da un videoclip), Adrenaline Oasis, Let Go, City Life, I Had Wings, Electric Sheep, Daily Heroes, Kindred Souls (quella con Ian Anderson e Steve Hackett), Transhumance Jam e Transhumance.
Personalmente ci eravamo sentiti con la produttrice Iaia De Capitani proprio in quei giorni e lei mi aveva detto che Franz era molto impegnato nel cantare i pezzi nella trasposizione in inglese. Qualcuno ci aveva riferito di una pessima pronuncia, che a noi è parsa invece accettabile. In questo caso si tratta di un CD doppio, e il secondo dischetto contiene la versione in italiano già descritta. Le traduzioni in inglese sono di Marva Marrow, a lungo compagna di Patrick Djivas, che per la PFM aveva già tradotto alcuni pezzi su Chocolate Kings nel 1975 e altri su Jet Lag nel 1977, con la collaborazione di Mauro Pagani nel primo caso e di Franz Di Ciocco nel secondo. Un buon lavoro che mette sapientemente insieme vecchio e nuovo. La PFM non è finita.
Giuseppe Scaravilli
Premiata Forneria Marconi official