JAMES BRANDON LEWIS QUARTET
"Molecular Systematic Music – Live"
(Intakt, 2022)

Sulla scia dell’acclamato Code Of Being pubblicato dal James Brandon Lewis Quartet nell’ottobre del 2021 ed in cima a gran parte delle classifiche dello stesso anno, Intakt pubblica questo doppio CD Molecular Systematic Music, che in realtà è registrato il 15 maggio del 2021 al RoteFabrik di Zurigo e che di fatti raccoglie reinterpretazioni live della prima fatica del quartetto, quel Molecular pubblicato nell’ottobre del 2020. Ad accompagnare Lewis ci sono i fedeli compagni del consolidato quartetto: Aruán Ortiz al piano, Brad Jones al basso, Chad Taylor alla batteria.

Negli ultimi anni il sassofonista, originario di Buffalo, è entrato a pieno diritto nella scia dei grandi sax di sempre e rappresenta una delle punte di diamante del jazz afroamericano. Dotato di capacità compositive non comuni, crea linee melodiche che sono sempre chiare, matematiche o “molecolari”, richiamando uno dei sui titoli, sempre accattivanti, cariche di groove e costruite sul fitto intreccio di note con piano, batteria e basso. Il suo sax, benché fortemente ancorato alla tradizione dei grandi interpreti, Coltrane su tutti, e fedele ad una costruzione lineare dei brani da quartetto, mantiene quella matrice free che è alla base dell’improvvisazione solista caratterizzante i suoi bravi più propulsivi. I toni sono quelli mainstream dell’album in studio, ma il chiaro intento del quartetto è quello di rivisitare e dilatare in piena libertà e senso di urgenza i brani della tracklist originale, di cui infatti ne sono presenti 9 su 11. Il piano di Ortiz non è mai secondario, ha lunghe parti improvvisate soliste in Helix, Molecular e Cesaire.

Quasi tutte le tracce sono un vero tour de force. Molecular è caratterizzata da parti sincopate di piano e sax nelle parti iniziale e finale, e da una lunga parte improvvisata sempre di piano e sax nella parte centrale. A Lotus Speaks parte subito forte con il sax sugli scudi per abbondanti 4 minuti, senza soluzione di continuità, con note circolari fortemente free, evocative e mai sgradite, e con Chad Taylor in secondo piano a descrivere ritmi propulsivi a tratti latineggianti. Un breve intermezzo pianistico e Lewis riparte infittendo stavolta l’interplay con Ortiz; non mancano le note sincopate che spesso lo contraddistinguono; sul finale i toni sono progressivamente smussati. Dura 12:30 minuti la seconda traccia Helix che estende il tema principale con una lunga improvvisazione pianistica nella parte centrale e finale. Dai toni dimessi Of First Importance basata su un tema mainstream fortemente evocativo. An Anguish Departed conferma, se mai ce ne fosse bisogno, la capacità di Lewis di creare, anche nelle espressioni più rilassate, dei temi subito riconoscibili ed estenderli in crescendo sempre carichi di pathos. Chiudono il secondo CD Neosho, Lovely e la ben nota Breaking Code. Notabile la prima per il fitto interplay piano-batteria e le note pulsanti rapidissime di Lewis, che mostra gran fiato nel mantenere ed estendere le parti improvvisate e nell’emettere salti di note improvvise, dote non comune ai più. Autoindulgente e dimessa la seconda delle tre, benché dal tema “amorevole”. Ortiz e Taylor nell’ultima traccia: il tema principale ed il suo sviluppo tradisce le origini sud-americane del pianista e i due musicisti sono davvero affiatatissimi. Il sax comprare solo dopo abbondanti 7 minuti senza rompere la continuità di intreccio tra i due, semmai aggiungendo variazione al tema principale.

In definitiva, la dilatazione dei brani risulta un valore aggiunto nella dimensione live in cui si estendono le forme espressive del quartetto ed acquistano maggior luce i temi confezionati in studio. Gli appassionati del quartetto non rimarranno delusi.

Sergio Spampinato

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