SOFT BOYS
"Underwater Moonlight"
(Armageddon Records, 1980)

C’è una parola inglese, a cui manca completamente il corrispettivo in italiano, che definirebbe alla perfezione l’opera, la band e il relativo principale fautore di ciò di cui vi parleremo in questo articolo. La parola è “underdog”, che significa letteralmente “sfavorito”, “meno fortunato”, o più precisamente qualcuno che raccoglie forse a causa della sfortuna, o di chissà quali altri fattori, meno di quello che meriterebbe. L’opera è Underwater Moonlight, la band sono i Soft Boys e il principale fautore è l’ormai famoso ed eclettico cantautore inglese Robyn Hitchcock, che non ha mai interrotto la sua successiva (ai Soft Boys) carriera solista, autore anche nei 2000 di dischi di ottima fattura cantautorale d’ispirazione lisergica. Mettiamo subito le cose in chiaro: Underwater Moonlight è un capolavoro … minore!! Non si può dire sia rivoluzionario quanto un Pet Sounds, o lirico quanto un Blonde On Blonde, o influente quanto un Velvet Underground And Nico, e nemmeno monumentale quanto un London Calling, eppure è un album che racchiude in sé degli elementi che hanno del miracoloso.

Per far capire la pasta di cui è fatto, basta considerare i seguenti elementi: è stato registrato su dei miseri 4 ed 8 piste fra il ’79 e l’80; è costato la ridicola somma di 600 sterline; al suo interno si trova un vero e proprio caleidoscopio di idee; alla sua uscita è stato un flop colossale, che solo con gli anni è riuscito ad acquisire uno status di culto. Spesso però l’equazione francescana povertà + ricchezza compositiva = iniziale insuccesso è alla base di qualsiasi album seminale della storia del rock, e in questo senso Underwater Moonlight non fa eccezione.

L’album si apre con I Wanna Destroy You, un power pop poderoso, dal tempo serrato e andante, e un ritornello killer che ti si appiccica addosso e non ti molla più; i cori mettono in evidenza tutta la passione della band verso i Byrds, punto di riferimento fondamentale anche nell’impostazione jingle jangle delle chitarre, presente in gran parte dell’album. Si prosegue con Kingdom Of Love, nel quale finalmente il nume tutelare dell’intera carriera di Hitchcok fa capolino: Syd Barrett si avverte nelle scale cromatiche dei ritornelli e nelle chitarre che ricalcano fra l’altro gli stessi territori solcati dai contemporanei Television. Positive Vibrations, un pezzo upbeat che mette le cose in chiaro per quanto riguarda la centralità della psichedelia in tutto il discorso Soft Boys, e l’assolo di sitar è una vera e propria dichiarazione d’intenti. L’atmosfera si incupisce invece nell’afosa I Got The Hots For You, e diventa addirittura claustrofobica nell’ossessiva Insanely Jealous Of You, che chiude degnamente la prima facciata dell’LP, e che fa sì che quest’album possa catalogarsi benissimo nella sezione psychedelic di qualsiasi negozio di dischi che si rispetti.

Il lato B è aperto dal pop di barrettiana natura di Tonight, un brano che mette in evidenza le abilità compositive di Robyn Hitchock nei passaggi fluidi fra strofa e ritornello. L’ottimo strumentale You’ll Have To Go sideways e la rumoristica e sperimentale Old Pervert aggiungono idee e fascino ad un album che sembra avere una vena inesauribile, ed in più fungono da tunnel oscuro del quale The Queen Of Eyes rappresenta alla fine la luce. I Byrds ritornano prepotenti, ma la melodia è tutto frutto di un Robyn Hitchcock in stato di grazia. La title track finale è la summa ideale e paradigmatica dell’intero album che vede convergere psichedelia, power pop, raga rock, a testi espressionistici.

Nonostante gli evidenti e imprescindibili riferimenti agli esplosivi anni ’60, Underwater Moonlight è un album parecchio figlio dei suoi tempi, nel senso che risente in maniera benefica dell’esperienza fulminante del punk, che per non morire definitivamente si trasforma e si arricchisce nella new wave, ma, come un vero e proprio capolavoro, è contemporaneamente anche al di fuori del tempo, collocabile comodamente in qualsiasi decade, presente, passata e futura. Tuttavia anche ai giorni nostri rimane appunto un Underdog, uno di quegli album che saremmo felici di sapere più fortunati e conosciuti di quello che in realtà sono.

Gianluca Graziano

 

Underwater Moonlight

Positive Vibrations

I Wanna Destroy You

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