ACTIVE HEED
"Visions From Realities"
(Autoprodotto, 2013)
Mio ticket d’ingresso, start del viaggio nell’universo Active Heed è la cover, in particolare un digipack piacevole e ben curato, il cui variopinto artwork mi riporta visivamente in modo pregnante e significativo alle copertine made in seventies dei celebrati Yes. Deus ex machina, mente creativa di questo progetto discografico d’esordio è il musicista piacentino Umberto Pagnini, autore di musica e testi (stranamente non presente nella line up della band, ma suona la chitarra d’accompagnamento in qualche pezzo). Per dare anima e corpo alla sua creatura, l’ideatore e coordinatore degli Active Heed (in italiano “Attenzione Attiva”) ha riunito attorno a se il vocalist norvegese Pellek, il polistrumentista Lorenzo “il Magnifico” Poli, il batterista Giovanni Giorgi insieme a Mark Colton e la norvegese Marit Borresen nelle vesti di “additional vocalists”.
Filo conduttore del concept album Visions From Realities è la storia di Forest the Fly, un essere vivente qualunque proteso alla “ricerca della verità” spirituale; potremmo identificare ciò nella viscerale sfida che l’uomo a volte lancia a se stesso, inappagato dalle spiegazioni che il mondo terreno ci elargisce inerentemente ai perché riguardanti la nostra esistenza. Alla fine “Mr. Forest” riesce a perseguire la sua agognata metà, conseguendo attraverso un percorso graduale, a tappe, la presa di coscienza della vera realtà, varcando interiormente il background percettivo di “realtà terrena” per passare “oltre”. Gli strati successivi di questo itinerario esistenziale verranno affrontati sempre da Forest nel secondo atto targato Active Heed, attualmente in fase di preparazione.
Il full length si articola attraverso un appassionante percorso sonoro di quindici tracce, cinquanta intriganti minuti che ci schiudono un habitat sonoro fiabesco, da “bosco incantato”. Suadenti, sinuose atmosfere rock progressive, ricche di eccellenti intarsi tastieristici incontrano sorprendentemente in modo variegato, brillante e personale una fascinosa, pregiata e inebriante dimensione folk-pop, in un lavoro discografico, che pur avendo radici new prog a mio parere brilla autorevolmente, incondizionatamente con originalità di luce propria. Definire Visions From Realities semplicemente un album di rock progressivo, per me risulta riduttivo: consigliato a chi ama la “buona musica”.
Luciano De Crescenzo