SLOKS
“Holy Motor”
(Voodoo, 2019)
I desolati paesaggi industriali, l’atmosfera metafisica, quell’irrequietezza figlia del punk più suburbano, la devozione alla musica “underground”. Di chi parlo? Torino. E da Torino provengono gli Sloks, trio composto dagli irrequieti Peter Chopsticks (sbatteria), Ivy Claudy (urla e sbatteria) Buzzy Fuzz (fruste di chitarra); personaggi che, sentirete, non vanno tanto per il sottile, allineando 10 tracce che manderebbero in tilt il più rodato degli ascoltatori. Qui si parla di rock, vivisezionato e riasseblato nello stesso momento, come un cut-up burroughsiano, con spudorata intenzione. Garage Back To The Grave, No Wave alterata, Punk lo-fi e Blues destrutturato prendono forma come in un voodoo catartico alla Gun Club che stravolge alla stregua della migliore brown. L’apocalisse lo-fi di One Up, il garage terroristico di Rat, il voodoobilly post-punk di Holy Motor, le cacofonie perverse e decadenti di Jazz Is Dead, le urla monolitiche di Killer, il lo-fi primordiale di Dad Can Dance, l’ultra punk-blues di The Swamp, il rock & Roll tribale alla Cramps di Crashing. Chiudono le dissacranti Lost Memories e By The River. Holy Motor è un disco unico, un urlo estremo e affascinante nelle radici del rock più primitivo, elevazione dello spirito nell’ultima fogna del nostro essere.
… preparatevi all’assalto!
Mark Frastuoni