ETERNAL ZIO
"S/T"
(Boring Machines / Black Sweat, 2012)
Rella the Woodcutter, Raubaus, Maurizio Abate e il “misterioso” Valla sono quattro personaggi insoliti che da un paio di anni conducono la sigla Eternal Zio dal loro quartier generale: Cà Blasè. Cà Blasè, da qualche parte nella periferia nord di Milano, viene descritta dai nostri come “il posto in cui vivono” ma anche come una sorta di laboratorio musicale adibito spesso a location per live set che vantano un po’ il fascino dell’esclusivo. Ognuno di loro, o quasi, ha avuto già precedenti esperienze in campo musicale e porta avanti un progetto personale parallelamente agli Eternal Zio. La strumentazione di altri tempi che si dilettano a strimpellare, jew’s harp, hurdy gurdy, ghironda, violino, mandola, organo ecc. come pure le maschere che sono soliti indossare durante le loro mistiche apparizioni (prese in prestito probabilmente da qualche carnevale tribale) alla lontana lasciano intendere in che razza di suoni ci stiamo andando a cacciare.
Con questo album omonimo uscito lo scorso anno e stampato anche in vinile in una limitatissima tiratura di 250 copie, gli Eternal Zio hanno dato seguito a Vibbria, esordio del 2011, che raccoglieva 30 minuti di dilatazioni sonore in due soli brani. Da una torrida estate quale quella del 2012 passata ad improvvisare lunghe jam in quel di Cà Blasè sono stati ritagliati questi sei strumentali che hanno il minimalismo nel midollo fino a partire dagli stessi titoli: 01, 02, 03, 04, 05, 06. La ritmica è lenta, l’anima nervosa e la scena si svolge da qualche parte tra l’estremo oriente e l’occidente urbanizzato, due mondi opposti e contrastanti che lungo questi drone dilatati si fondono in un tappeto sonoro mistico e turbante. Lo spirito abbandona il corpo ma non per levarsi al cielo bensì per sprofondare nelle viscere della terra attraverso qualche tombino metropolitano. Il passato più o meno remoto, si sposa al presente, il calore di antichi strumenti al gelo dell’elettronica e timbri orientaleggianti avvolgono vibrazioni urbane mentre pennellate acide comandate da micropulsioni tribali provenienti da qualche congegno elettronico infernale investono i nostri occhi. La Monte Young e i Velvet Underground sono i nomi che più spesso mi sono venuti alla memoria.
Eternal Zio è un robot sciamanico che entra dentro di noi a risvegliare gli incubi che dormono e a stimolare quelli ben vigili. Quando l’ultima nota si sarà persa nelle vostre orecchie non sarà semplice ritornare nel mondo reale.
Salvatore Lobosco