SPRAY PAINT
"Feel The Clamps"
(Goner, 2016)
L’ultima fatica degli Spray Paint, band underground di Austin (Texas), è un insidiante scaletta di tracce rumoristiche e nervose, capaci di far convergere punk, post-punk e noise in maniera spontanea. Gli Spray Paint sono il batterista Chris Stephenson e i due chitarristi Cory Plump e George Dishner (voce). Band prolifica, non ha mai deluso le aspettative, diventando un piccolo punto di riferimento per tutti gli amanti di quelle sonorità che, partendo dalla provocatoria no wave di fine anni ’70, hanno il loro più alto punto di riferimento nei Sonic Youth. Ma quello della band non è semplice revival, bensì un attitudine verso la vita che prende corpo nelle corrosive composizioni che sono capaci di creare. Dopo i violenti esordi di Spray Paint e Rodeo Songs del 2013 sull’etichetta di Scott Soriano S-S Records, passando per gli abrasivi Clean Blood, Regular Acid, Punters On A Barge (che trovate recensito su queste pagine) e Dopers i nostri approdano nel 2016 alla Goner Records, per proporci gli 11 brani di questo Feel The Clamps.
Gli Spray Paint non hanno mezze misure e la scaletta è perfetta nella sua omogeneità compositiva. Le taglienti e nevrotiche Don’t Get Sick e Burn Barrel, gli alienati turbamenti noise di ATXHC e Shovelling, gli incubi metallici ad occhi aperti di Feel The Clamps, gli accordi torturati di Brat Beater, tutti brani capaci di condurci al collasso emotivo, di ipnotizzare le nostre volontà, prima uditive e poi celebrali, come uno stato di trance continuo. Il post-punk straziato di Bin Man Dreams, la litania metropolitana di Heaps Of Ice, concludendo con i tre minuti di George Finally Shows Up, una danza occulta e robotica, giusto epilogo di un album irruente che ci lascia stesi e con gli occhi sbarrati.
Gli Spray Paint continuano il loro percorso “sonoro” senza indugi e compromessi, proponendoci nuovamente un buon lavoro o comunque la faccia più schietta della loro controversa e invasiva ispirazione …
… maneggiare con cura …
Marco Pantaleone