THE PROLETARIAT
"Soma Holiday"
(Radiobeat / Non U, 1983 - Ss, 2016)
Il 21 ottobre di questo mese, rivedrà la luce, dopo ben 33 anni dal suo debutto, una delle pietre miliari dell’underground hardcore punk di Boston. Sto parlando del fulminante esordio dei Proletariat, cult band bostoniana, artefice di un disco che, per personalità e stile, può annoverarsi tra i capolavori del genere. L’opera di “ripescaggio” è stata effettuata dalla sempre attenta etichetta indipendente di Sacramento Ss Records, capitanata dagli imprevedibili Scott Soriano e Sakura Saunders, già dedita in passato a ristampe di primo spessore, Ozzie e Twinkeyz solo per citarne alcune.
I Proletariat provenivano da Boston ed erano, nei primi anni ’80, una delle realtà più sconcertanti in ambito hardcore punk (con influenze post-punk) di tutta la scena. La ristampa riguarda il loro debutto a lunga durata (non perdetevi il recupero della loro prima tape Distortion di un anno prima, sempre su etichetta Non U) che porta il titolo di Soma Holiday. Prodotto da Jimmy Dofour, Lou Giordano e Frank Michaels, registrato e mixato nei Radiobeat Studio di Boston nel marzo del 1982, vedrà la luce solo nel 1983 ad opera della Non U Records. ll titolo dell’album prende spunto da un farmaco utilizzato per controllare la società, idea centrale del romanzo fantascientifico di genere “distopico”, “Brave New World”, scritto nel 1932 da Aldous Huxley. Il libro anticipa temi quali lo sviluppo delle tecnologie della riproduzione, l’eugenetica ed il controllo mentale, usati per forgiare un nuovo modello di società, temi questi sempre cari al cantante Richard Brown, vero frontman della band, autore di quasi tutti i testi, irruenti e poeticamente obliqui, caratterizzati da un’inclinazione marxista ad oltranza, mixata ad una composizione dei testi influenzata dal cut-up di Williams Burroughs.
L’album è un vero e proprio concentrato di violenza urbana. In scarsi 40 minuti, la band scarica tutta la propria rabbia, senza tregua e senza pause. La tagliente Decorations ci introduce all’ascolto, seguita a ruota dal punk rock di Splendid Wars, sorprendente per velocità ed aggressività. Alla minacciosa e spregiudicata Famine, con la chitarra che sembra raschiare il fondo, seguono gli incubi notturni della claustrofobica Embraced, un microconcerto di strumenti in eversione totale. Non da meno l’hardcore scanzonato di Events-Repeat, che ci regala giusto un attimo di tregua. Il suono torna ad essere minaccioso ed inquietante con la successiva Another Banner Raised. I 2 minuti e 43 secondi arroventano la micidiale Hollow Victory, con la quale tornano alla mente gli Adolescents, ma anche Christian Death e 45 Grave. Le violenti Condition e Avoidance ci martellano pian piano il cervello, mentre gli slogan di Brown ci assalgono come punizioni. La band è impassibile, una scarica imperterrita di suoni corrosivi, la chitarra incessante e stridula di Frank Michaels, il basso pulsante ed allucinato di Peter Bevilacqua, la batteria inarrestabile di Tom Knight. E ancora Pictures, un altro pugno nello stomaco, e, non da meno, la successiva Bread & Circus, stretta nella sua morsa micidiale tra chitarra basso e batteria. Chiudono in bellezza la viscerale Blind, la stravolta Subsidized, quasi urlata, la perfida Torn Curtain e la malata Purge, con un giro di chitarra quasi in loop e la voce irrefrenabile e provocatoria di Richard Brown che ci entra definitivamente nel cervello, logorandolo.
La ristampa di Soma Holiday dei Proletariat rende giustizia ad una band che ha saputo incarnare, in meno di 1 ora, la rabbia giovanile e la furia urbana dell’hardcore più autentico e genuino. Da avere!
Marco Pantaleone