JESTER AT WORK
"A Beat Of A Sad Heart"
(M.I.L.K., 2016)
Solitudine a etti, chiaroscuro umorali in forma e una manciata di stupende atmosfere ovattate, chiuse in uno “sciamanesimo personale” intimo e riflessivo. Antonio Vitale al secolo musicale Jester At Work torna in pista con un suo nuovo gioiellino nero, A Beat Of A Sad Hearth, un carotaggio in fondo all’anima in sei tracce che fanno yo yo tra intimità e coaguli di esistenza.
L’artista pescarese, sempre all’inseguimento di una scia estetica fuori dalle piste battute dell’underground, anche in questo lavoro trasporta l’ascoltatore in un mondo a parte, dentro i suoi tormenti, dubbi, bozzetti di vita, ricordi e tutto quant’altro venga a corredare un arte, la sua, che viene illuminata, anche se al buio, da una luce/più luci di magnificenza.
Disco di penna ragguardevole, il disco – tra lo spiritello di un Robert Plant Bold, Me And Grace, l’afflitto pathos di Lanegan Sad Heart ed una cavalcata pensierosa nei corral dell’amarezza Behind The Wall – è un’emozione continua, quel loner poem rappreso che se ti aggancia ti strappa anche le vene. Della serie quando la malinconia fa più bene della felicità!
Max Sannella