PEARS
"Green Star"
(Fat Wreck Chords, 2016)
Se i Pears sono diventati quasi un’autorità nell’ambiente hc/punk di New Orleans, un motivo c’è ed anche evidente. È l’idrofobia, la rabbia e la dannazione che azzitta e intimorisce le notti del regno del blues, delle brass parade, la loro è una conferma super amplificata che rovescia ogni canone di melodia, mostrando denti aguzzi, bava alla bocca ed un grandissimo livello di resistenza, specie nei fottutissimi e infiniti tour che affrontano.
Green Star, uscito per la rissosa Fat Wreck, è una agitata misticanza di suoni e timbri che include grind, growl, un pianoforte da camera Dizzy Is Drunk, Jump The Fuckin’ Ship, un openeir Christmas ’91 con voci di innocenti bambini che fa intenerire mentre invece è il via al massacro d’udito che segue per tutte le altre 15 tracce a venire, una panacea di brani per indemoniati kamikaze del pogo Cumshot, The Flu, Partridge, Snowflakes, Doorbell, tracce al napalm che ustionano e scatenano un’apocalisse di pedaliere, pelli e giugulari immolandole sull’ara del “mega casino organizzato”.
Con timbriche chiare e precise, i Pears – che ammirano molto le schizzate elettriche di New Bomb Turks e qualcosa dei Gluecifer – vi staccheranno la pelle, maneggiateli con cura, lo diciamo per tutelare i vostri deboli cuori The Tile Of St. Stewart.
Max Sannella