GORECKI
"Symphony No. 2 "Copernican" / Beatus Vir"
(Naxos, 2011)
Il compositore polacco di musica contemporanea Henryk Mikolaj Gorecki (1933-2010) è conosciuto soprattutto per il fenomenale ed inatteso successo di vendite, considerando l’ambito musicale di appartenenza, della quasi ormai “pop” Symphony No. 3 nella versione diretta da David Zinman con la London Sinfonietta e il soprano Dawn Upshaw, distribuita dalla Elektra-Nonesuch (Warner) nel 1992. La sua musica caratterizzata sempre da un forte riferimento alla religione cattolica è stata spesso associata alla corrente del minimalismo sacro (Arvo Part, John Tavener). L’opera molto meno conosciuta, però, che può appassionare maggiormente il fruitore di un certo tipo di musiche “terminali”, è l’apocalittica, fatalista e contemplativa Symphony No. 2 “Copernican”, per soprano, baritono, coro misto e orchestra, scritta nel 1972 per celebrare il 500° anniversario della nascita del grande astronomo polacco Copernico. L’edizione in CD della Symphony No. 2 in mio possesso, peraltro l’unica di facile reperibilità, è quella su etichetta Naxos eseguita dalla Polish National Radio Symphony Orchestra, Polish Radio Choir e dalla Silesian Philharmonic Choir con i solisti Zofia Kilanowicz e Andrzej Dobber, sotto la direzione di Antoni Wit. L’album include anche il pezzo Beatus Vir, 31 splendidi minuti di minimale lavoro corale. Il primo movimento della sinfonia inizia con forti toni percussivi succeduti da silenzi (sembra quasi di ascoltare il suono noise dei primi Swans in versione sinfonica) mentre spaventosi e massicci blocchi di accordi orchestrali si scontrano come pianeti in collisione. Intorno al decimo minuto si dissolve tutto, dal nulla sorgono dei fiati, sembrano imitare delle mosche che sbattono contro un vetro, risultato davvero minaccioso ed estraniante. Poi si riparte come prima sino alla chiusura affidata ad un potente e sinistro coro che canta un salmo della bibbia. Il secondo ed ultimo movimento, al contrario, è lento, costante, studiato, solo con qualche picco sonoro. È ordine dopo il caos, chiarore dopo le tenebre, pace dopo la lotta. Lenti e luminosi accordi creano un manto dove prima un baritono poi un soprano in seguito anche un coro iniziano la loro ascesa fra le orbite celesti. La conclusione infine è affidata a quello che pare un vento stellare quasi un’invocazione all’universo, al Creatore. Il trattato astronomico di Copernico “De revolutionibus orbium coelestium” (alcuni dei cui scritti sono cantati nel secondo movimento) ha creato lo stesso effetto. Il suo lavoro, inizialmente fortemente osteggiato dalla comunità scientifica e dalla chiesa, ha causato un vero e proprio cataclisma nella filosofia, nell’astronomia e nella religione. Ma dopo rispetto al buio della caotica ignoranza iniziale, si è affermata facendo luce la sua teoria eliocentrica di un movimento armonico e strutturato delle orbite dei pianeti intorno al sole.
Danilo D’Alessio