MYRKUR
"M"
(Relapse, 2015)
Tralasciando tutte le chiacchiere sulla figura di Amalie Bruun, è doveroso sottolineare che qui si parla semplicemente di musica e di sensazioni soggettive. Per me, M non è solo un gran disco, ma rappresenta, insieme a quelli degli Alcest e progetti affini, una ventata d’aria fresca in un genere iniziato da Varg Vikernes e diventato stantio in breve tempo. Ma veniamo a noi. Amalie Bruun è una musicista e modella danese di rara bellezza, conosciuta, soprattutto in Italia, per la pubblicità (diretta addirittura da Martin Scorsese) di un profumo prodotto da un noto marchio internazionale. Attiva musicalmente dal 2006, vanta diverse pubblicazioni e collaborazioni con gli artisti più disparati. Entrata nel giro della Relapse Records, la Bruun produce nel 2014, sotto lo pseudonimo Myrkur, il primo, omonimo EP. Accolto in maniera piuttosto positiva, è nel 2015 che Amalie sale alla ribalta nella scena musicale.
Profondamente legata alle sue origini e al folklore nordico, M racchiude tutto il mistero e la bellezza di una cultura che da sempre affascina e suscita le più svariate emozioni e fantasie. Il disco, prodotto da Kristoffer “Garm” Rygg (Ulver) e con la presenza di musicisti come Teloch (Mayhem) e Chris Amott (Arch Enemy), sfocia in un black metal/post-black metal/dark-ambient con venature folk, scandito da suggestivi passaggi melodici che rendono l’ascolto un viaggio artico tra paesaggi idilliaci, degni delle migliori saghe, e carichi di pathos. È impossibile, quindi, restare indifferenti davanti ad un album del genere, a partire dall’open-track Skøgen Skulle Dø, un pezzo caratterizzato da una forte solennità canora che, mista ad armonie dark-folk, ipnotizzano immediatamente l’ascoltatore. Il resto è un susseguirsi di potenza e melodia, dovuto, soprattutto alla scelta della Bruun di alternare un canto pulito, a tratti sognante, allo scream più tradizionale. Hævnen è sinonimo di distruzione, intervallata da uno stacco armonico che la rende assolutamente interessante. Onde Børn e Dybt I Skoven sono due brani in cui la stupenda voce di Amalie avvolge le sonorità dure e taglienti, creando uno stato di appagamento. Vølvens Spådom, invece, è una fugace ballata di spiriti della terra. Una ballata che si ripercuote nelle note iniziali della successiva Jeg Er Guden, I Er Tjenerne, dove, però, la danza accelera i suoi ritmi e si tramuta in oscillazioni prive di controllo. Nordlys è la trasposizione in un musica, in un contesto di foresta nera, del dipinto “Viandante Sul Mare Di Nebbia”, di Caspar David Friedrich. Il brano fa da apripista alla violenza e all’inquietudine di Mordet e Skaði, intervallate dall’abisso creato dalla profondità di Byssan Lull. La conclusiva Norn, improntata principalmente sul piano della Bruun, catapulta in uno stato di malinconia. M, sicuramente, farà storce il naso ai puristi del genere, ma, francamente, a me non importa! Consigliato!
Gerry D’Amato