ANUDO
"Zeen"
(MArteLabel, 2016)
Si sentono nell’aria “comete” di Apparat, qualcosa di Modeselektor, tra le immaginazioni elettroniche di Zeen, esordio della formazione degli Anudo, trio che in dieci tracce completa un orgasmo di sensi, bassline, umori, digitalizzazioni, synth, campionamenti e fix ambientali con una straordinaria visionarietà, un diabolico piano sensoriale che si fa surround di un trip di elevata prestanza ipnotica.
Grandi manipolatori di assoluto valore, gli Anudo, elettronauti già aperti al grande mainstream, producono una sfrontata bellezza freddo/calda di un gioco di rimandi e avanguardia, il loro “melodico” inanella oscuri e flash lucenti in una magia atmosferica alchemica, dilatano gli ascolti intonando dolciastre ossessioni di ampiezza e suggestione, e queste tracce – o meglio – questa cinetica istantanea, rende a mille quello che la formazione – tra ricerca e puro volo dell’animo – produce, diffonde e sparge durante il suo giro d’azione.
Disco di percezioni, azione e onirico, il gospel-soul che ritma Forest (Everytime), l’apnea nordica All We Are, lo shuffle ibrido Ken e l’involucro gassoso e placentare in cui Dressing nuota sono le alte quote di un disco dove l’irrealtà si concretizza con un flusso/lusso di melodie e vertigini sonore. Per essere un esordio, chapeau!
Max Sannella