THE BLIND SHAKE
"Breakfast Of Failures"
(Goner, 2014)

Blind ShakeÈ passato più di un anno da quando la Goner ha dato alle stampe questo autentico gioiello siglato Blind Shake che in poche battute si è aggiudicato la palma di uno dei migliori album della sua annata (2014), se non il migliore. Il trio composto dai fratelli Jim e Mike Blaha alle chitarre e dall’amico Dave Roper alla batteria ha preso le prime mosse più di 10 anni or sono in quel di Minneapolis nel tentativo di imitare una band locale che amava particolarmente, i VAZ. La capitale del Minnesota è la stessa ad aver dato i natali al leggendario Michael Yonkers che dai nostri è stato più volte supportato in giro per concerti oltre ad averci condiviso la bellezza di tre album tra il 2006 e il 2011. Ma le collaborazioni non finiscono qui, è dello scorso anno infatti Modern Surf Classic, realizzato a quattro mani con John Reis dei Rocket From The Crypt e che dire di John Dwyer che dopo aver assistito ad un loro show ha voluto a tutti i costi marchiarne una produzione con la sua Castle Face.

Breakfast Of Failures è la quinta fatica sulla lunga distanza del gruppo, mettendo da parte live e condivisioni varie. Pur risolvendosi in poco meno di mezzora è un crocevia di stili che si snodano lungo 10 tracce tra tenui sperimentalismi e stramberie assortite lungo le quali spuntano nomi da ogni dove: Human Eye, White Stripes, Thee Oh Sees, Chrome Cranks, Cheater Slicks, Gibson Bros ma anche Rubble, Dirty Beaches e Oneida. Su tutti però svetta quello degli Honeymoon Killers e del loro trucido blues violentato con inaudita potenza. Le radici folk, blues e country ma anche il noise, lo stoner ed in primis il punk vengono qui sottoposti a vari trattamenti: granitici (Old Lake), feroci (Parachute) spettrali (Dots In The Fog), lisergici (title track, la più bella del lotto), martellanti (Go Lie), surfy (Young Carnival Waste), primitivi (In A Trance), orientaleggianti (Mildew) e pulsanti (Nobody Else) tra invasioni “laser”, shock elettrici e scariche space che rimandano a scenari futuristici dai sapori spesso vintage.

In qualunque modo si evolveranno l’hard-psych, il noise ed il garage punk dovranno per forza di cose passare di qui. Da avere assolutamente!

Salvatore Lobosco