LYCUS
"Chasms"
(Relapse, 2016)

LycusGià dalla cover, concepita e creata dall’italiano Paolo Girardi, il secondo EP dei californiani Lycus si preannuncia onnipotente come le fiamme dell’inferno dantesco. Chasms si compone di quattro tracce agghiaccianti e apocalittiche, intrise di sangue, in perfetto stile funeral doom, le quali si arricchiscono ulteriormente di una profonda vena annichilente, su direttive black e death, capaci di inserirsi all’ascolto al pari di una fistola purulenta, come un maestoso pathos diabolico che devasta e saccheggia l’anima di chi si trova nei paraggi.

Il quartetto indemoniato suona in maniera efferata, proponendoci un sound compresso, che si configura come un paradiso maledetto per tutti i cultori incalliti di brutalità distorte, brani che hanno come solennità di base il malvagio, il senso epico della distruzione psicotica e umana che già era apparso nei Nile, nei Antropofagus o in certi lavori dei Bilocate, precursori in materia. Disco più “versatile” del precedente Tempest, ottimo esordio del 2013, resta un viaggio impervio e pericoloso negli androni del buio pesto.

Scorre sangue in Solar Chamber, ombre di pece nella titletrack, arie venefiche circolano copiose in Mirage e un sole malato sbiadisce sulle traiettorie “growling” di Obsidian Eyes. Il lavoro dei Lycus è un campo minato dove si esplode quando meno te lo aspetti. A voi che vi inoltrate in questi solchi, che un Dio sia con voi! …

Max Sannella