ATARAXIA
"Ena"
(Infinite Fog, 2015)
Ataraxia è una fede, un viaggio nella storia e nel suono del passato, una ricerca sonora che spazia tra elettronica, visioni gothic, medieval, etereal, neo folk e mito della classicità, un universo che crea emozioni nel presente. Un percorso artistico e professionale, quello della band modenese, che dura dalla seconda metà degli anni ’80. Dagli esordi, incisi sui nastri di tapes tutt’oggi ricercatissime dai collezionisti del genere, come Prophetia e Nosce Te Ipsum del 1990 e del 1991, o la tape Arazzi, all’epoca distribuite dalla sempre attenta Energeia di Davide Morgera (Napoli). Continuando con veri e propri capolavori nella seconda metà dei ’90, come Simphonia Sine Nomine, Ad Perpetuam Rei Memoriam, La Malediction D’Ondine, Il Fantasma Dell’Opera e Os Cavaliero Do Tempos, arrivando alle splendide produzioni edite dalla Cruel Moon International, da Historiae a Lost Atlantis, terminando con le raffinatezze sonore di concept-album per la Ark Records, come Arcana Eco, Kremasta Nera e Wind At Mount Elo, quest’ultimo datato 2014.
Ataraxia non si ferma. È stato dato alle stampe, poco più di due mesi fa, Ena; le danzatrici sul prato dell’artista Nicolas Ramain, raffigurate in copertina, racchiudono l’ultima produzione della band. A credere in loro, questa volta, è stata la russa Infinite Fog, che, per l’occasione, ha pubblicato ben tre versioni dell’album, dal semplice CD, ad una versione limitata con DVD, fino ad una tiratura limitatissima, numerata, una “deluxe edition” con CD e DVD, contenente degli inserti disegnati dalla cantante, Francesca Nicoli. Il tutto in un art work box molto bello, solo 30 copie. Ena, come tutti i precedenti lavori, è un nuovo “viaggio” nel passato, tra le rovine di templi che ci trasportano indietro nel tempo, un percorso lungo millenni, tra suoni ed immagini che ci attraggono per poi sedurci con mistica eleganza. L’esperienza e l’ispirazione di tutta la band, è subito percepibile, fin dalle prime note di Ena, dove la timbrica vocale della “musa” Nicoli si fa portavoce di messaggi ed evocazioni. Noi da meno le suggestive Roi Richart e Agnus Dei, con la seconda voce che fa da duetto. L’enigmatica La’awiyah, otto minuti di pura poesia, incalzante nella sua drammaticità fino alla successiva Magnificat, solenne nella sua marzialità, quasi una preghiera agli dei. Arriviamo con disincanto a Where The Sea Turns Into Godl, quasi disarmante nella sua liquida semplicità, capace di toccare le corde più recondite della nostra anima, rimembranze dei più ispirati Dead Can Dance fanno da cornice ad una composizione da lode. L’album si chiude magistralmente con The Bleeding Trunk, ancestrale unione tra l’infinitezza dell’universo e la terra, e Le Nozze Di Yis, capace di farci entrare con inconsapevolezza, anche grazie ad un uso sapiente di tutti gli strumenti a disposizione, da quelli elettronici a quelli manuali (penso alla sezione dei fiati), in uno stato di tensione e catarsi emotiva sublimi, capacità quest’ultima che è fin dagli esordi uno dei marchi di fabbrica della band. Bravissimi Francesca Nicoli, Vittorio Vandelli, Giovanni Pagliari e Riccardo Spaggiari, da sempre compagni di viaggio.
Gli Ataraxia, a distanza di quasi 30 anni dalla loro nascita, sono ancora capaci, attraverso il recupero della storia e delle sue occulte espressioni, di incantarci con spontaneità e stile, senza mai risultare scontati. La forza della loro musica è la forza stessa dell’ispirazione da cui scaturisce. Ena è un album importante, catalizzatore di sonorità che, trasportandoci fuori dalla nostra contemporaneità, ci inondano di un benessere e una pace interiore senza confini, come la riscoperta di un suono immortale. Magnificat!
Marco Pantaleone