JACK NAME
"Lune Spettrali"
(Maple Death, 2015)
Jack Name abita mondi oscuri e sotterranei, preda di suoni e voci vorticosi e ossessivi provenienti da paludi elettroniche animate da synth e lamenti poco umani. Il lavoro in questione, edito su una cassettina C60 in edizione limitata di soli 300 esemplari, che la dice lunga sul nostro felice alieno, rappresenta il terzo atto dello stralunato Jack e arriva dopo Light Show (Drag City, 2014) e soprattutto Weird Moons (Castle Face, 2015) che gli ha svelato le tenebre al pubblico. Ma chi è Jack Name? John Webster Adams, questo il suo vero nome, è un istrionico, enigmatico, nonché misterioso musicista (ama nascondersi dietro svariati, improbabili nickname) originario dello stato di New York, ma gravitante da anni intorno alla scena underground di Los Angeles. Nel gennaio di quest’anno Pitchfork si occupa di lui, recensendo Weird Moons con note di lodi, incensandolo insomma e non a torto e il suo nome è cominciato a circolare anche in Europa nei circuiti sotterranei, tanto che nel novembre scorso arriva in Italia per cinque date, di spalla agli Ariel Pink, nel corso di un più ampio tour europeo. Così l’italiana Maple Death Records ha deciso di pubblicare su questo “nastro” della durata di un’ora, l’osannato Weird Moons sul lato a e un inedito, addirittura, Live In Bologna Galleria Portanova 12 che altro non è che una galleria d’arte sotto i portici, nel centro di Bologna.
Werewolf Factory apre il primo lato con la voce “modificata” ed aliena di Jack Name sommersa da una synth jungle e lo stesso fa Under The Weird Moon, ma questa ha un motivo più orecchiabile, vicino al Bowie berlinese di Speed Of Life ed una seconda voce femminile, o meglio doppio vocoder in realtà. Running After Ganymede e Lowly Ants sono lo specchio della stessa medaglia, la prima ha uno shuffle elettronico selvaggio ed ossessivo, il testo è inquietante, potremmo trovarci dalle parti degli anni ’80, la seconda evoca città pericolose e spettrali da attraversare, suburbie disanimate, familiari agli incubi metropolitani di Alan Vega e Martin Rev. In Waiting For Another Moon la sua voce cambia ancora, continua la sua spersonalizzazione, fino a diventare esigua ma speranzosa “mi piace sentire il mio corpo mutare, aspettando una luna nuova” mentre la languida e glam Io ospita la voce più riconoscibile del nostro marziano “tutte le pene finiscono, mostrami la via che mi conduce a te”. Un’atmosfera plumbea apre il lato b, quello dal vivo ed occasionalmente in duo a Bologna, con la marziale Sound Was The Castle, alla quale seguono tre brani tratti da Weird Moons, qui più rarefatti e con loop meno ossessivi ma che non evitano che i synth si impossessino, inesorabili, dell’ambiente. Sharing With You e Theme For A Stupid Guy chiudono il live, si tratta di due pezzi inediti che Jack Name presenta in anteprima, per convincerci, se ce ne fosse bisogno, che in futuro continuerà ad ossessionarci con i suoi incubi suburbani. Siamo a Bologna, ma potevamo tranquillamente trovarci a Londra o meglio a Berlino, i sogni e le visioni dark di questo alieno, apolide, sono già dentro di voi ed ogni non luogo è adatto ad ospitarli. Sentirete sicuramente parlare di lui in futuro quando forse scoprirete che John Webster Adams non è mai esistito.
Giuliano Manzo