X CONGRESSO POST INDUSTRIALE
(Bologna, 31 ottobre 2015)
Si è tenuto, nei suggestivi spazi del Kindergarten di Bologna, il X Congresso Post Industriale, grazie alla volonta di Rodolfo Protti della cult-label di Pordenone, Old Europa Cafe, e Carlo Valentine, vero leitmotiv di serate “underground” che si contraddistinguono per organizzazione e creatività. Arrivato alla sua X edizione, il Congresso Post Industriale si è da sempre messo in evidenza per la buona proposta artistica, avendo avuto nel corso di 10 anni la possibilità di ascoltare artisti di culto della scena industrial italiana e straniera, del passato e del presente. Bologna, oltre ad essere una città suggestiva e misteriosa, vanta una “passato musicale” di massimo rispetto, fino a partire dalla fine degli anni ’70 e per tutti gli anni ’80, decine di band, Throbbing Gristle, Coil, Test Dept, Durutti Column, Chrome, Einsturzende Neubauten, solo per citarne alcune, si sono susseguite con costanza nella città emiliana, creando un interesse sempre vivo tra gli appassionati di certe sonorità. Ben si inserisce allora nella tradizione della città questo interessantissimo festival. Ottima location, il Kindergarten è uno spazio perfetto per questo tipo di eventi, a partire dal palco, circoscritto da una rete metallica all’interno della quale si esibiscono gli artisti, all’ambiente molto suggestivo. L’atmosfera è, oserei dire, “ritualistica”, vivacizzata da un pubblico interessato e tematico, e dai diversi stands che propongono del merchandising, CD ed LP. La line up dell’evento prevede una scaletta molto interessante, da Djinn ai Satanismo Calibro 9, passando per Le Cose Bianche e Sshe Retina Stimulants, fino ad arrivare agli ospiti Trepaneringsritualen e MZ412.
L’inizio è affidato a Djinn e alla sua “suicide dark ambient”. Droni siderali e manipolazioni digitali ci assalgono trasportandoci in un mondo infernale senza fede né pietà, un suono angosciante e oscuro si dipana nell’aria come per annunciarci un imminente calamità. Tensione e ansia. Bravo nella manipolazione degli strumenti, uniti alle video proiezioni “mortuarie” che ci propone senza sosta durante tutta la sua scaletta. L’inizio sembra promettere molto bene.
Non da meno i successivi Satanismo Calibro 9, con cui l’elemento ritualistico diventa forza espressiva, i volti delle persone in prima fila sono come ipnotizzati da una forza evocativa. La performance dei Satanismo Calibro 9 sha il sapore del sacrificio, una vera e prorpia discesa nel mondo del male che ha dentro di se qualcosa di fascinosamente primordiale. Seduti in cerchio, la lore performance sonora ci coinvolge, in silenzio osserviamo ed ascoltiamo la capacità di manipolare gli strumenti per creare suoni evocativi di una potenza ultraterrena. Bravissimi! Il pubblico apprezza e l’atmosfera si riscalda, il congresso è nel suo atto, divenire di forze elettroacustiche e digitali che, arrivando al cervello e allo stomaco, ci rafforzano e ci coinvolgono, perché, chi è qui, sa che il dolore è parte della nostra stessa vita.
Dolore … a ricordarcelo arriva, come un serial killer nella notte, l’emblematico Giovanni Mori, in arte Le Cose Bianche, per l’occasione in combutta con i SSHE Retina Stimulants, gemellaggio unico e raro, che porta il live act ad un livello di estremo impatto psicofisico. Scaglie di celebro-power electronics arrivano e ci devastano. I proclami testuali di Mori confluiscono spavaldi nelle convulsioni rumoristiche di Retina dando vita ad una performance straordinaria. Mori non cede, le sue parole sono come lame taglienti nelle nostre coscienze, lacerate fino all’ultimo. Non da meno Retina, le onde ultraelettroniche che fuoriescono dalla violenza fisica che impone agli strumenti è sconcertante. Convulso e sapiente. Chiude l’esperienza l’arrivo imprevisto sul palco di Iugulathor, nome di culto della vecchia guardia industrial italiana, per uno scontro/incontro vocale che ha davvero il sapore della devastazione interiore. La rete di metallo accoglie i corpi, le parole, l’odio … gli strumenti violentati. Affascinante! Un caloroso applauso da parte del pubblico per un attimo di relax che porterà alla secoda parte del “congresso”: gli ospiti svedesi.
Una piccola scenografia fa da sfondo (candele, teschio e dei piccoli incensi) allo sconcertante live act di Trepaneringsritualen, alias Thomas Martin Ekelund, figura oscura ed emblematica del death industrial svedese. Amato dai proseliti di tutta la scena, Ekulund si è guadagnato, con il passare degli anni, un ottima reputazione negli ambienti musicali legati al death industrial, grazie anche alla pubblicazioni di album come “Perfection Permanence” del 2014, “Martyrium” e “Veil Of The Word” del 2011 o “Ritualer, Blot Och Bocgoring” del 2008. La sua presenza scenica è impressionante, non lascia scampo né dubbi sul suo credo e sul suo messaggio, vestito come un vikingo arrivato da chissà quale foresta nera, l’artista ci stupisce con la sua violenza fisica prima, canora dopo, sonora infine. Salito sul palco con cappio e cappuccio, la sua voce è di una potenza da brivido, il perdersi nella sua musica è imminente, Ekelund ci porta con lui nelle foreste oscure di una terra dimenticata. La sua ricerca esplora temi come la religione, la magia, l’occulto, il tutto immerso in sonorità ritual-ambient unite al death industrial. Difficile da dimenticare!
Dopo gli applausi, una leggera attesa ed alcuni perfezionismi tecnici (che hanno reso ancor più evidente l’attesa e il senso di pathos colletivo), salgono sul palco (per la prima volta in Italia), gli MZ.412, per alcuni, una vera leggenda. Henrik Nordvargr Björkk, leader della band, viene riconosciuto come uno dei padri fondatori dell’industrial black metal o black industrial. Lui con la sua band (all’inizio della carriera chiamata per esteso Maschinenzimmer 412) sono stati senza dubbio i primi artisti ad unire tematiche e sonorità black metal ai suoni ricercati e di impatto, prima dell’ambient e poi della musica industrial-noise. Significativa quasi tutta la loro produzione, dallo storico debutto del 1989 “Malfeitor” fino ad arrivare all’ultimo “Hekatomb”, la band, seguita per buona parte della carriera dalla cult-label svedese Cold Meat Industry, non ha mai tradito le aspettative. E le aspettative del pubblico accorso a Bologna sono ampiamente ripagate grazie ad un live potente e coinvolgente, pur nella sua inflessibilità scenografica, elemento comunque catalizzatore. Nordvargr, incappucciato nero, vestito con camicia bianca, come un guerriero esoterico o un sacerdote dell’occulto, ci imprigiona con la sua presenza fisica; non da meno tutta la band, come in catarsi, a manipolare strumenti e Theremin, per evocare chissà quali riti e quali forze oscure. Le immagini video creano disegni sui corpi dei nostri come simboli dall’arcano significato. Il suono e le immagini che ci inondano, si uniscono a strane simmetrie produrando uno stato emotivo teso e coinvolgente, il lato “oscuro” del suono prende forma. Unici! Il pubblico applaude, il congresso volge al termine, nell’area resta un senso di vuoto colmato dai commenti positivi dei presenti.
Frastuoni Magazine ringrazia per l’accoglienza l’ideatore e l’organizzatore dell’evento Rodolfo Protti, il promotore e l’organizzazione di Carlo Valentine e tutti i responsabili del Kindergarten.
Marco Pantaleone