CORRADO ALTIERI / GIANLUCA FAVARON
"Decomposed Days"
(Silentes, 2014)
Corrado Altieri (Candor Chasma, Monosonik, Uncodified) e Gianluca Favaron (Ab’she, Under The Snow, Zbeen – in compagnia dell’ottimo Ennio Mazzon), pubblicano per la storica Silentes il nuovo lavoro frutto di una già consolidata collaborazione tra i due artisti in questione. Decomposed Days si configura come la colonna sonora immaginaria di film insistenti e/o reali (vedi “Vertical Features” di Peter Greenaway). L’album tutto si muove sui territori della musica concreta sorretta di volta in volta da intricate ed oscure trame sintetiche, noise e field recodings.
Il panning sul noise iniziale apre la strada alla prima traccia del lavoro: Time And Space. Il bass dreno pulsate, insieme a quello che ricorda il suono di un orologio a pendolo forma la cellula ritmica sulla quale i noise, i field e sporadici elementi vocali si innestano a formare la trama sonora di questo promettente incipit. A seguire la traccia più lunga dell’album: Vertical Features, i cui 12 minuti di flusso sonoro riprendono lo stesso mood della precendente composizione. Ritroviamo i click solo accennati in Time And Space e le voci. Il substrato sonoro ambientale diventa qui però protagonista in un lento e costante crescere. Una brusca interruzione del flusso sonoro segna la metà esatta del brano a mo’ di reset. La corsa ricomincia. I “crepitii” dei field vengono intaccati dal noise e dalle voci che vediamo comparire e scomparire a più riprese durante tutta la durata del lavoro. L’atmosfera si fa “silentemente” minacciosa, è un minimalismo, quello del duo in questione, tutt’altro che algido e freddo! Un sali-scendi continuo di dinamiche, in modo sempre contenuto e raffinato, non di meno minaccioso. E minaccioso è l’attacco del terzo Retention. Il synth che rimanda ad un sapore vagamente sci-fi fornisce la bass-line per quello che sarà il momento più ritmicamente spinto di tutto il disco, il tutto per soli due minuti e mezzo di groove cibernetico. {T} Fragments In Motion ripristina il mood iniziale, giocando con interferenze, rumori, field, frequenze altissime, il tutto sorretto da una sottile linea di basso synth che fa da legante per l’intricata trama sonora caratterizzante il penultimo brano della release. Quello che assomiglia ad un battimento di tastiera ci accompagna verso l’ultimo brano del disco. Nowhere – aperture a base di field e e hi-freq svolazzanti. Se possibile, il brano di chiusura alza ulteriormente il livello di oscurità del lavoro. Il più “minaccioso” dei 5 brani del lotto, che chiude nel migliore dei modi un lavoro estremamente coerente risultato della somma di due sapienti manipolatori sonori, che riescono nel non facile compito di “umanizzare” una musica apparentemente così aliena.
Super-consigliato!
Anacleto Vitolo