DELIRIUM
“L'Era Della Menzogna”
(Black Widow, 2015)
I magici anni ’70 nella nostra penisola (e non solo) segnarono l’apogeo di un rigoglioso fermento artistico-culturale. La città di Genova allora rappresentava musicalmente senza dubbio uno degli spaccati nostrani più fertili, non solo in ambito cantautoriale (“Faber” De Andrè e Lauzi, senza dimenticare precedentemente il grande Luigi Tenco) ma in prevalenza relativamente al filone progressive rock. Furono New Trolls, Delirium, Garybaldi, Latte E Miele senza dimenticare Nuova Idea, Picchio Dal Pozzo e Jet (futuri Matia Bazar) i protagonisti al proscenio in questa “primavera sonora” del capoluogo ligure.
Il nucleo dei Delirium prese forma sul calare dei ’60 come Sagittari, cambiando nome definitivamente nel 1970 in contemporanea all’ingresso nel gruppo di Ivano Fossati (lascerà dopo il primo album, per intraprendere la carriera solista, rimpiazzato dall’inglese Martin Frederick Grice) come cantante, tastierista e flautista. Dopo aver dato alle stampe nell’arco di quattro anni sotto l’egida della Fonit Cetra tre ispirati album: Dolce Acqua (1971), Lo Scemo E Il Villaggio (1973) e Delirium III (Viaggio Negli Arcipelaghi Del Tempo) (1974), il 1975, in seguito alla pubblicazione del singolo Signore, decretò lo scioglimento della band. A distanza di oltre tre decenni ritornano in auge i nostri, il coronamento sono cinque pubblicazioni grazie alla storica etichetta genovese Black Widow: i live Vibrazioni Notturne – Live 2006 (2007) e One Night In Genoa (2011), la raccolta Il viaggio Continua: La Storia 1970-2010 (2010) e due “release” in studio, Il Nome Del Vento (2009) e il nuovo L’Era Della Menzogna. Cardini del nucleo storico dei Delirium e tutt’ora assi portanti del gruppo, il tastierista Ettore Vigo e il suddetto sassofonista-flautista anglosassone Martin Grice; sono affiancati in questa nuova avventura da Fabio Chighini (basso), Alfredo Vandresi (percussioni), Michele Cusato (chitarra elettrica) e Alessandro Corvaglia (già vocalist con Maschera Di Cera, Höstsonaten, Aurora Lunare e molto recentemente Giardino Onirico).
Nove tracce si dispiegano nell’arco di poco oltre cinquantadue minuti. Lo start è dato autorevolmente da L’Inganno Del Potere, incisivo ed avvincente affresco di rock progressivo pregno di estatici barocchismi sinfonici, seguito dagli oltre sei minuti de Il Nodo, pezzo dove gli ispirati “ricami sonori” intessuti da flauto e tastiere, mi danno in pasto uno degli episodi più intensi e meglio riusciti del full lenght. Spazio quindi agli struggenti melodismi emanati da L’Angelo Del Fango seguita da Fuorilegge, coinvolgente brano in “Delirium style” ed ecco che arriva … La Deriva, interludio strumentale di quasi quattro minuti, pronto a schiudermi le porte del brano che da il titolo all’album. Circa sette minuti di prog rock dal godibile impatto, corredati da sax e flauto, si incastonano efficacemente in un testo di profonda denuncia sociale, seguito da La Voce Dell’Anima, gradevole “happening” melodico. Intriganti i variabili “dinamismi sonori” di Basta, autorevole preludio alla suite, nonché atto finale e pezzo più lungo dell’album Il castello Del Mago Merlino; oltre undici minuti dalle stimmate sognanti, bucoliche, perentorie ed avvolgenti mi catapultano nel profondo del “mondo Delirium”, incarnando a pieno come il combo sia ancora artisticamente vivo e vegeto, ispirato ed in piena forma.
Opera indubbiamente valida che magari non farà gridare al capolavoro, ma di certo sazierà le fauci dei fan della band e di coloro che amano il progressive rock. Il viaggio continua …
Luciano De Crescenzo