CATERINA PALAZZI SUDOKU KILLER
"Infanticide"
(Auand, 2015)
Il Sudoku, intrigante gioco plasmato sulla logica matematica, sembra ebbe origine remotamente nell’antico oriente (è accreditato anche al matematico svizzero del ‘700 Eulero da Basilea); in una griglia composta da nove per nove celle, l’obiettivo finale e risolutivo è rappresentato dall’incasellare in ogni riga, colonna e singola cella sempre e comunque tutti i numeri intercorrenti tra uno e nove. Ai giorni nostri (esattamente nel 1979) è tornato in auge per merito dall’architetto statunitense Howard Garms, per poi, a partire da metà anni ’80, essere cooptato dai giapponesi (iniziativa della casa editrice nipponica Nikoli) i quali diedero vita a numerose, eclettiche e avvincenti variabili.
L’intensa passione della contrabbassista capitolina Caterina Palazzi per questo intrigante rompicapo e più precisamente per le suddette “deviazioni” dagli occhi a mandorla, ha portato lei e il suo combo (composto inoltre da Antonio Raia – sax tenore -, Giacomo Ancillotto – chitarra – e Maurizio Chiavaro – batteria -, sottolineando come sia Caterina il deus ex machina della composizione musicale) a inscenare il secondo episodio discografico della band (il primo disco datato 2010, dal titolo Sudoku Killer fu inciso sotto il nome Caterina Palazzi Quartet) come una sorta di concept album a tema; i titoli delle cinque lunghe tracce, delle quali ben quattro durano oltre i dieci minuti, eccetto Nurikabe (di poco superiore ai quattro minuti e mezzo), recano tutte nomi inerenti variabili giapponesi del Sudoku stesso. Il titolo del full-length, Infanticide (intenzionale la citazione dei nostri per la band di Kurt Cobain, riguardo la raccolta Incesticide), potrebbe anche essere assemblato in lunghezza d’onda con l’ecografia uterina, che campeggia in copertina, ma va identificato perlopiù come assassinio della visione pura ed ideale del mondo, tipica dell’età fanciullesca, ad appannaggio di un iter esistenziale che purtroppo in età matura giocoforza, comporta sfaccettature ben più aspre, crude e pragmatiche. Un urlo debordante dal background orrorifico, è la mia porta di accesso a Sudoku Killer, fascinosa suite articolata nell’arco di poco oltre undici minuti; oscura e avvolgente spirale sonora dove vibrazioni da soundtrack sposano felicemente suadenti atmosfere free jazz pregne di noise, rio prog (il cosiddetto rock in opposition) e psichedelia. Il lungo intro di Hitori, è saturo di una tetra, meditativa e jazzata (il sax in questo disco è praticamente onnipresente) cadenza marziale; ma intorno al sesto minuto la song (stavolta il percorso è di undici minuti “spaccati”) si schiude a coinvolgenti e tribali sonorità prog rock oriented. Sfora di poco i quattro minuti il romantico interludio jazz di Nurikabe; struggente “raccoglimento” musicale nel quale il sax di Raia e il contrabbasso di Caterina la fanno quasi totalmente da padrone. Per chi scrive lo zenit compositivo dell’album è incarnato dall’inebriante itinerario sonoro che in quasi dieci minuti e mezzo mi regala Futoshiki; deraglianti, cruente, oscure ma al contempo illuminate divagazioni free jazz psych si scontrano e si incontrano magicamente con una fascinosa, detonante, tentacolare dimensione rock progressive. Masyu è l’epilogo di Infanticide, oltre dodici minuti di fasciante coagulazione sonora, intrigante ed emblematico spaccato del sound dei boys di Caterina, autorevolmente ondeggiante tra jazz, barocchismi progressivi, noise e sporadiche escursioni chitarristiche, le quali possono addirittura evocare rimembranze punk o stoner rock.
Album variegato e stuzzicante, una profonda e non banale ricerca sonora, con le stimmate dell’imprevedibilità. Indubbiamente tra le più interessanti uscite discografiche che mi siano capitate tra le mani in questo anno solare.
Luciano De Crescenzo