AUSMUTEANTS
"Order Of Operation"
(Aarght! / Goner, 2014)
È passato un anno da quando l’accoppiata Aarght!/Goner rispettivamente per il mercato australiano e americano hanno dato alle stampe questo bellissimo LP a nome Ausmuteants, band originaria di Geelong, Australia, ma operativa, fin dal 2011, in quel di Melbourne dapprima come duo composto da Jake Robertson e Billy Gardner alle prese con synth, chitarra e batteria (loro l’esordito su cassetta dell’anno successivo, Split Personalities), poi come quartetto con l’aggiunta di Marc Dean al basso e Shaun Connor alla chitarra. Questo loro terzo atto, dal titolo Order Of Operation, raccoglie 13 brani registrati dal vivo nei sotterranei di una vecchia fabbrica di gelati abbandonata, che i nostri senza troppi grattacapi riconducono al filone punk ma che, in realtà, strizzano l’occhio ad una synth-wave dall’istinto punk e dalle cadenze garage poppeggianti non di rado scagliata verso urgenze disco. Seppur ispiratissimo ai suoni synthetici apparsi verso la fine dei ’70, è una band attiva almeno un ventennio più tardi la presenza più marcata tra i suoi solchi. La vena deragliante ed abrasiva dei Lost Sounds è chiaramente visibile tra le cascate di synth robotici e gli affondi di chitarra lancinanti di We’re Cops, tra le stravaganze Devo dell’ipnotica Family Time, tra le gradevoli aperture melodiche di Wrong, e ancora tra le cattiverie soniche di Depersonalisation, o le scarne movenze Suicide di Tunnel Vision e Volt di Looney Bin. Ciò che resta non è certo da meno, sebbene più infestato da intrusioni synth pop, come nella selvaggia e dirompente Boiling Point, nella nostalgica Stadiums dagli spudorati rimandi a Gary Neuman, nella pulsante Freedom Of Information dai motivetti che ancora una volta riesumano lo spettro dei Suicide, nello stoner martellante di Publicity Stunts di scuola Queens Of The Stone Ages, o, per finire, nell’ossessiva Felix Tried To Kill Himself dal piacevole retrogusto garage. Tra le cose migliori della scorsa annata e di quella neo “nuova ondata” che sta investendo la terra dei canguri e non solo.
Salvatore Lobosco