A.V.
"Nostra Signora Delle Tenebre"
(Backwards, 2015)
Cosa resterà del secolo scorso italiano in musica, in particolare per quella popolare? Il rock progressive? I cantautori? Il beat e gli urlatori? Io dico di no. Quello che per me l’Italia musicale del ventesimo secolo lascerà in eredità ai posteri è altro, e dimora spesso in sigle di coda di film, aperture di serie televisive, emozionanti scene di storie criminali, di orrore e pruriginose vicende di vacanze al mare e noie di provincia. Conosciamo i leggendari nomi dietro famosissime colonne sonore, Nino Rota, Ennio Morricone, Nicola Piovani, ma l’italica speme può vantare nomi come Piero Umiliani, Stelvio Cipriani, Piero Piccioni, Riz Ortolani, Roberto Pregadio, Alessandro Alessandroni. Un manipolo di alchimisti che è riuscito a creae un suono che deve tanto a mille stili ed origini, eppur italiano come poco altro. Gli anni d’oro sono stati i ’60 ed i ’70, quando la musica serviva a tutto, sottolineare atmosfere, suggerire evoluzioni, concentrare attenzioni durante telegiornali, pubblicità, pellicole d’ogni genere e documentari. Alla library music, come fu battezzata, in maniera ciclica si guarda con curiosità e si saccheggia, bonariamente si intende, un patrimonio immenso di suoni da modernizzare e con cui giocare e sognare. Probabilmente la prima significativa riscoperta avvenne ad inizio anni ’90, in Giappone, quando qualche band, di estrazione elettronica, cominciò a produrre musica con chiari rimandi a quel sound, se non addirittura cover di brani famosi di autori italiani. Da un po’ di anni invece assistiamo alla riscoperta di quel mondo da parte di gruppi italiani: appare come un avvicinamento alle proprie radici musicali ed, in fondo, ad emozioni che hanno formato la vita di ognuno di noi, per cui applaudiamo convinti.
Introduzione un po’ lunga ma spero agile, per presentare la compilation “Nostra Signora Delle Tenebre”, in cui un po’ di realtà italiane, fra cui spiccano nomi noti, Heroin In Tahiti, Jennifer Gentle, Father Murphy, ed altri conosciuti a livello più ristretto, Lay Llamas, Second H. Sam, Lamusa, Edible Woman, Mai Mai Mai, Slumberwood, Mamuthones, Gianni Giublena Rosacroce, Beautiful Bunker, Cannibal Movie, OVO, Maria Celeste, reinterpretano colonne sonore di film gialli ed horror anni ’70 italiani. Il lavoro è molto ben fatto, e tralasciando un’arida descrizione traccia per traccia mi limito a segnalare gli episodi secondo me più riusciti, pur riconosocendo l’assenza di momenti deboli. Bravi come al solito gli Heroin In Tahiti, alle prese, con rispetto dell’originale, con un pezzo di Dario Baldambembo, Nuda Per Satana, ottimi i Lay Llamas, che versano un po’ d’acido su Palude, pezzo del 1979 di Luciano Michelini. I Mai Mai Mai stravolgono Sette Note In Nero, annegando la melodia originale in litri di distrosioni e sonorità glitch, mentre i Mamuthones si occupano di aggiungere ancor più paranoia disturbata a Morricone ed al tema di La Cosa. Si presentava difficilissimo il compito dei Cannibal Movie, alle prese con lo splendido tema di Bruno Nicolai, Sans Espoir, ma il risultato, a base di robuste dosi di percussioni, tribalismo e distorsioni, è spettacolare, il miglior pezzo della compilation. Si chiude con l’interessante rilettura di Nuda Per Satana degli Ovo, in cui il tema è spedito in una dimensione parallela squarciata da urla ancetrali, e la ottima intepretazione di Cento Campane, tema della serie “Il Segno Del Comando”, in chiave vagamente gregoriana.
Disco interessantissimo, di ascolto piacevole ed evocativo, potrebbe rimanere negli anni un episodio significativo, e voi potrete dire di averlo ascoltato all’uscita, niente male.
Luigi D’Acunto