THE SHIFTERS
"S/T"
(Comfort 35, 2015)
La Comfort 35 è una piccola etichetta australiana di base a Melbourne, dedita, dal 2013, alla produzione di sole audiocassette, tipo C45, assemblate rigorosamente a mano. Al momento conta 16 uscite in tirature limite ad appena 35 copie, da qui il nome, la numero tredici delle quali, risalente al febbraio di quest’anno, è a nome The Shifters, una band che, sebbene attiva, da un annetto circa, anch’essa in quel di Melbourne, si discosta un po’ dal filone synth-punk-wave che sta inondando il paese negli ultimi tempi pur navigando per mari affini.
Il la lo da tale Miles Jansen (voce e chitarra) che di ritorno in patria dalla Terra d’Albione porta con se una manciata di brani a partire dai quali prendono inizio con cadenza settimanale, in una casa di Carlton (sobborgo di Melbourne), una serie di jam session alle quali partecipa chiunque sia semplicemente interessato e disponibile. Tra quelle mura si susseguono molteplici musicisti che gradualmente vanno a delineare la line up definitiva della band oggi formata da: Tristan Davies (basso), Violetta Del Conte (chitarra e voce), Ryan Coffey (batteria e voce) e Miles Jansen (voce e chitarra). I nostri producono qualche nastro in proprio prima di affacciarsi alla Comfort 35 e dare alle stampe questo omonimo che in nove tracce concentra una mezzoretta circa di musica dallo spessore indubbiamente notevole. Il sound è teso, scarno e non di rado angoscioso ma sostenuto da una vena melodica trascinante grazie anche agli inserti di violino che riportano spesso alla memoria le Raincoats. La devianza dei Fall, la visionarietà dei Velvet i grigi umori delle Raincoats qui convivono in un meltin pot di sensazioni intriganti, a volte stranianti, pilotate, al canto, da un mezzo timidamente acido che rievoca lo spettro di Jonathan Richman periodo Modern Lovers.
Tra le movenze aride e decadenti di Tel Aviv, i 7 minuti sognanti di The American Attitude To Law nei quali si fanno spazio anche rimandi ai Pavement, le torbide litanie di Stuck In The Middle o ancora i 36 secondi anonimi di pura angoscia spettrale che spaccano letteralmente l’album in due, si distinguono Creggan Shops dal tocco no wave dissonante e destrutturato e, la mia favorita, Benedictine Man, un primitivo cerimoniale “blues”, dal passo mantrico e deviato, celebrato da Michael Yonkers, Chrome Cranks e Modern Lovers per l’occasione dietro allo stesso altare.
Uno degli ascolti più graditi dell’anno in corso!
Salvatore Lobosco