SALVO RUOLO
"Canciari Patruni 'Un È L'bittà"
(Controrecords, 2015)

Salvo RuoloCapita sempre più raramente di imbattersi in cantastorie, se poi questa figura è ricoperta da un autore che scrive e canta in vernacolo, allora ci troviamo di fronte ad un evento più unico che raro. Un ruolo importante quello del cantastorie, per comprendere meglio l’evoluzione del nostro folk cantautorale, ricoperto negli anni ’70 da autori come Rosa Balistreri, Otello Profazio o Matteo Salvatore, ognuno con una propria sfumatura, una propria urgenza narrativa. Il fatto che nel 2015 un cantautore come il nostro Salvo Ruolo si è impegnato, per il suo secondo lavoro, nella scrittura, registrazione e divulgazione di sette storie, sette racconti antichi legati alle vicende drammatiche del Risorgimento italiano in terra meridionale, non può che rallegrarci.

Ruolo è autore e musicista colto e intelligente, Canciari Patruni ‘Un È L’bittà nasce da uno studio approfondito del dialetto siciliano e mostra una conoscenza e padronanza di un registro musicale di ampio respiro. Le sue ballate distillano un folk che racconta vicende siciliane, ma con un mood internazionale, che passa per le badlands dei nativi americani o per il blues del Mississippi. I Savoia dell’800 non sono poi così diversi dal conquistatore Cortez “the killer” del 1500 le cui gesta efferate raccontava Neil Young nel suo album Zuma, perché il dolore degli ultimi, dei vinti è uguale in ogni latitudine d’ogni tempo. Accompagnato da un combo di ottimi musicisti, tra i quali Cesare Basile, che ha anche prodotto il disco, Massimo Ferrarotto, Carlo Natoli e Sebastiano D’Amico, il nostro cantore si avventura nella storia con piglio deciso e senza cadere nella retorica, che pure poteva rappresentare un rischio. I testi sono spesso inevitabilmente crudi e raccontano lo stupro governativo da parte di uno stato oppressore nei confronti di un popolo e di un territorio e, in dialetto siculo, sembrano possedere un valore aggiunto. Malutempu che apre il disco è scarna e asciutta, ma la voce non lascia speranza nel narrare le vicende dei briganti Crocco e Nanco e la crudeltà dell’esercito “straniero”, l’arrangiamento di A Buttana invece mi ricorda un po’ il lavoro di Mauro Pagani per Creuza De Ma. Buttita E Balistreri è una breve ballata “martellante”, omaggio a due grandi siciliani, il poeta dialettale e la grande folk singer. Mariuzza Izzu è un’altra storia amara, quella di una delle tante ragazze stuprate di Pontelandolfo, uccisa dall’ultimo soldato che non riuscì ad abusare di lei, poiché già violentata e ridotta in fin di vita da un intero plotone. Come pure la tragica vicenda di Giovanni Passannanti, l’uomo che attentò alla vita del re Umberto I, catturato e rinchiuso in un carcere dell’Isola d’Elba in condizioni brutali, è l’unico brano rock dell’album, con un grande riff elettrico.

Canciari Patruni ‘Un È L’bittà, cambiare padrone non è libertà, è il racconto di una violenza perpetrata da un invasore, un libro aperto che tracima sangue, vecchio e nuovo, di un passato le cui conseguenze si stanno ancora pagando e Salvo Ruolo in questo suo secondo album da bravo storyteller l’ha degnamente raccontato. Per non dimenticare.

Giuliano Manzo