MIKE 3RD
"In The Woods"
(Ma.Ra.Cash / Prosdocimi Recording Studio, 2014)
Mike 3rd alias Andrea Michelon Prosdocimi, chitarrista e vocalist padovano, è indubbiamente artista dal background sonico ampio e variegato, il suo excursus musicale è corredato di sfumature multiformi; dal 1996 di stampo groovy-rock con gli Hypnoise, successivamente rockabilly con i Tunetones, parallelamente al sound progressive, noise, avant-punk degli Ex Kgb dei quali qualche mese addietro ho recensito il secondo, ultimo e ispirato album False Hope Corporation. Dal 2008 ha nel contempo iniziato una carriera come produttore artistico, che ha portato alla realizzazione, nel suo studio di registrazione analogico, il Prosdocimi Recording, delle incisioni di varie band (da menzionare gli Altare Thotemico, tra i finalisti del Prog Awards 2010 nella categoria miglior album d’esordio).
Le pulsioni sonore emanate da In The Woods, suo esordio solista, divergono rispetto ai trascorsi sonori del nostro, il disco (pubblicato sia in CD che in vinile a 180 grammi in tiratura limitata con confezione in legno di ciliegio) prodotto a “quattro mani” con Mike Ronan Chris Murphy (in passato produttore di King Crimson, Steve Morse, Terry Bozzio etc) si avvale, nelle vesti “drummers”, di stelle come Pat Mastelotto (membro dei King Crimson), Benny Greb e di Alberto Stocco, già asse portante del progetto Ex Kgb. Il tutto corredato da uno staff di tutto rispetto: il quartetto d’archi formato da Francesco De Santi, Matteo Graziani, Andrea Scaramella e Maurizio Galvanelli, coadiuvati da Scott Steen, Kicco Montefiori, Roberta Canzian, Alessandro Arcuri, Giulio Campagnolo e Sofia Borgo. L’ascolto del full lenght mi schiude in modo suadente, intrigante, carezzevole, sognante ed elegante poco più di trentotto minuti racchiusi nello spazio di undici tracce. Un breve, prezioso, fluido, ispirato, intimista, itinerario sonoro dalle connotazioni acustiche con una abbozzata “anima prog” costellato da ispirati “fragments” la cui fibra spazia autorevolmente, con stile e senza particolari cedimenti dal rock al pop, dal folk al jazz.
Magari qualcuno potrà storcere il muso di fronte alla viscerale “virata stilistica” di Mike, ma chi scrive scorge senza alcuna remora in In The Woods un prodotto di qualità.
Luciano De Crescenzo