ROBERTO FEDRIGA
"S/T"
(Undersound, 2014)
Raramente mi era capitato negli ultimi mesi di ritrovarmi ad ascoltare e scrivere di un debut album interessante e prezioso e al tempo stesso per nulla banale, come sempre più spesso capita per una buona percentuale dell’odierna produzione musicale indipendente italiana, come questo lavoro di Roberto Fedriga. Il trentenne cantautore bergamasco nella mezz’ora buona del disco mostra una vena compositiva e di ricerca assolutamente non comune. I dieci brani dell’album, dieci acquarelli, si susseguono con garbo tenue e jazzato, notturni e intimi come un viaggio pieno di suggestioni nella personale e intima visione olistica della sua musica. Fedriga scrive tutti i testi e la musica per il suo viaggio in solitudine, come un capitano coraggioso e mostra, nei fatti, di averne facoltà, ma decide di farsi accompagnare da validi e indispensabili “compagni di viaggio” tra i quali spiccano Guido Bomabardieri al sax e clarinetto e Lorenzo Melchiorre alla chitarra. La voce del Nostro nocchiere, chiara e pulita, spesso fin troppo ci conduce attraverso un iniziale notturno Trabucco, cui fa seguito la waitsiana Non Chiamarmi Bambola, con chitarra e clarinetto in un prezioso duetto. Arababy tiene fede al titolo ed è il pezzo più orientale e jazzy del disco, ma le spazzole del percussionista Matteo Marchese in Cappuccetto Rosso Ad Alta Digeribilità ci riportano in un qualunque fumoso club di New Orleans. Punti Penetrabili, che lascia (poco) spazio alla fantasia, con ancora uno splendido solo di clarinetto di Bomabardieri, chiude quest’opera prima dell’autore bergamasco, che si è occupato anche del missaggio e mastering finale del supporto, accompagnato da un elegante e curato digipack con tanto di libretto con testi e illustrazioni.
Credo che Roberto Fedriga abbia le carte in regola per intraprendere un proficuo percorso artistico, la sua verve creativa e il modo di esprimerla attingendo qua e là, dal jazz al rock, possono portarlo lontano se sarà capace di maturare anche nella scrittura dei testi, non sempre all’altezza della qualità musicale che li accompagna, ma questo, a dire il vero, nella scena cantautorale odierna, non è un problema solo suo.
Giuliano Manzo