SCHWINGUNGEN 77 ENTERTAINMENT
"Act I: Notes In Freedom"
(Setola Di Maiale, 2014)

SM2670_42x12,4“Banality is not harmless: It drives you furious” (La banalità non è inoffensiva: rende furiosi).

La frase che “campeggia” in lingua inglese all’interno del booklet di questo disco di esordio degli Schwingungen 77 Entertainment (nome che oltre ad essere riferimento alle “vibrazioni elettroniche”, è un omaggio al secondo album dei maestri della Kosmische Musik, Ash Ra Tempel, del 1972) rappresenta l’inizio del “Libro della sovversione non sospetta”, opera datata 1984 dello scrittore nato in Egitto ma naturalizzato francese Edmond Jabès; posso definirla a tutto tondo premessa nonchè manifesto ideale per introdurci ai “deragliamenti sonici” di Act I: Notes In Freedom. Queste “note in libertà” costituiscono una sfida aperta a tutto ciò che si può identificare come “banale”, a volte causa di sdegno e “gelo interiore” per chiunque non abbia una sensibilità standardizzata alla massa, un messaggio polemico contro l’imperio del pensiero unico e della sua inevitabile banalità in ogni ambito umano, artistico in prima istanza. Progetto sonoro creativo, anticonvenzionale, “surreale” e come mi “dicono” i titoli delle songs, una sorta di omaggio al movimento futurista italiano; basti pensare che l’opener contenente “parole in libertà” del futurista trentino si intitola Verbal (Fortunato Depero) e che i titoli dei pezzi successivi recano espliciti riferimenti ad opere del padre del Futurismo Filippo Tommaso Marinetti oppure di Luigi Russolo, Giacomo Balla, Carlo Carrà, al futurista russo Velimir Chlebnikov e a Pierre Albert-Birot artista e scrittore francese notevolmente influenzato all’epoca dal “sovversivo” movimento artistico e culturale fiorito in Italia a inizio 900.

CD registrato allo Birdland Studio di Gorizia; il trio composto da Alessandro Seravalle, musicista-filosofo, leader degli udinesi Garden Wall (guitar, toys, electronic substratums, samples, live electronics), dal chitarrista elettrico e acustico milanese, nonché banjoista e storico della Musica Rock e Afro-Americana, Enrico Merlin (guitar, kaospad, live electronics) e dal chitarrista triestino Andrea Massaria (guitar, objects, live electronics) ci da in pasto nell’arco delle dodici tracce del compact un visionario, catartico itinerario sonico, un collage scevro dai “classici” schemi e all’insegna di una sperimentazione pressochè radicale, basti pensare che per realizzare il “corredo musicale” dell’album sono stati utilizzati anche dei vibratori (avete capito bene proprio di quel tipo!) posti sopra varie superfici, oppure dentro scatole o teiere, il cui suono dopo essere stato elaborato elettronicamente ha costituito le “fondamenta sonore” sulle quali si è edificata ed ha preso corpo ed anima l’ora di ispirato “delirio sonico” in libertà dei nostri. Le chitarre svincolandosi da ogni classico limitativo e magari “invalidante” clichè, si liberano abbracciando variegate e fascinose disgressioni elettro-rumoristiche, in un viaggio sonoro senza confini, nuovo per me e che ai più arditi ed “open minded” non posso fare a meno di consigliare.

Luciano De Crescenzo