DAVID GILMOUR
“Luck And Strange”
(Sony Music, 2024)

È uscito, il 6 settembre 2024, Luck And Strange (Sony Music), il nuovo album di David Gilmour, che a 78 anni e con una carriera stratosferica alle spalle, presenta il suo quinto disco solista, a 9 anni di distanza dal precedente lavoro. La numerologia ci ricorda che 9 sono i mesi di gestazione per il genere umano, il 9 rappresenta anche i 9 elementi del corpo umano: ossa, cervello, nervi, vasi sanguigni, sangue, carne, pelle, unghie e capelli. Nel Cristianesimo il 9 è il simbolo del miracolo, simbolo della trinità e del sacrificio di Cristo per la salvezza degli uomini, 9 sono anche le Muse nate da Zeus, in 9 notti d’amore. Non può essere un caso e infatti in una recente intervista Gilmour afferma: “(…) penso che i cicli di 9 anni abbiano qualcosa di magico”. Prodotto dal nuovo astro musicale Charlie Andrew e da Gilmour stesso, il disco è stato registrato a Brighton e Londra, coinvolgendo amici di vecchia data come Guy Pratt al basso e Steve Di Stanislao alla batteria, oltre a personaggi del calibro di Adam Betts e Steve Gadd alla batteria, Tom Herbert al basso, Rob Gentry e Roger Eno alle tastiere, con gli arrangiamenti orchestrali e dei cori di Will Gardner.

Da sottolineare la presenza, nel disco, anche di Richard Wright dovuta a una sessione di registrazione del lontano 2007 nel fienile di casa Gilmour, dove, da un particolare giro di chitarra, ha preso piede una Barn Jam che ritroviamo integrale nel CD come bonus track, da cui è nata in seguito la canzone Luck And Strange, capitolo iniziale da cui ha preso piede il nuovo disco. Gli esperti musicali di tutte le categorie hanno già versato chilometri di inchiostro dando sfoggio delle loro inaudite competenze storico-critiche, definendo il disco come uno dei migliori della sua carriera solista. Indubbiamente oltre al coro unanime di quelli che hanno apprezzato, da più parti si sono letti commenti acidi e meschini contro la nuova creatura discografica del chitarrista, che mettevano in evidenza purtroppo solo la frustrazione dei commentatori. Dimenticare i Pink Floyd, impossibile dimenticare i Pink Floyd: in fondo, sta tutta qua la diatriba sul nuovo lavoro di David Gilmour, che inevitabilmente ha attirato l’attenzione della critica musicale mondiale e di orde di fan scatenati. In effetti, a nostro modesto parere, possiamo dire che molto probabilmente non tutti sono pronti per ascoltare un disco come Luck And Strange, molte persone giovani non conoscono la storia dei Pink Floyd, mentre altre più mature si aspettano, da Gilmour, della musica avant-garde rock che probabilmente è solo nella loro testa, cristallizzata nei dischi di un passato remoto.

La realtà parla con i fatti e non con le fantasie o le chiacchiere da bar (da web in questo caso), e il fatto concreto è che abbiamo tra le mani un disco veramente incredibile, che si lascia scoprire solo dopo molti ascolti, come una perla di rara bellezza nascosta tra i tessuti viventi di una conchiglia. L’unico requisito per poter accedere a tanta bellezza è solo uno: avere ancora un cuore umano pulsante, per il resto l’unico problema, con le canzoni di Luck And Strange, è che finiscono. È un album che racconta della parabola umana e artistica di un uomo, dove il confine tra arte e vita si confonde e dove, a parlare nei testi delle canzoni, è la moglie Polly Samson, che collabora con il marito in maniera continua da trent’anni. Il covid, la paura della morte, la guerra, la famiglia, i figli, l’eredità del passato, il tempo che rimane da vivere nel futuro, sono questi i temi affrontati nel disco. C’è, in questo lavoro, un qualcosa di molto familiare, hand made quasi, che si ricollega un po’ ai video delle session casalinghe durante i mesi del lockdown, un periodo complesso e difficile, ma anche molto creativo per Gilmour e la sua famiglia, che infatti viene coinvolta nella realizzazione dell’album. Sono canzoni che bussano alla porta di una casa nuova che profuma di aria fresca e le magie sonore del passato sono solo ricordi che svaniscono, spunti di riflessione, partenze rarefatte che poi lasciano il passo a sonorità diverse, nuove, corpose, la voce di Gilmour vola alta come non mai, quasi a misurarsi con il tempo nuovo che avanza e che a volte può fare paura.

Tra le canzoni del disco, Black Cat è solo una meraviglia da pelle d’oca. Luck And Strange è un blues carico di reminescenze floydiane compresse in 6 minuti e 57 secondi. The Piper’s Call è un pezzo che parla dello stile di vita rock’n’roll e quindi un po’ autobiografico anche se le parole vengono da Polly. È uno dei testi più introspettivi e belli del disco, David è in stato di grazia, suona chitarra, slide, ukulele, basso Hofner, organo Farfisa e una quantità di altri strumenti nel resto del disco. Il muscoloso solo di chitarra finale della canzone, tagliato di netto, come carne viva ci fa sanguinare. A Single Spark è una singola scintilla che brilla nel riflesso del poeta Leonard Cohen, dove il grande assolo di chitarra è, in questo caso, un flusso di burro fuso che sarebbe piaciuto anche all’amico Jeff Beck. Vita Brevis è una manciata di secondi, un distillato prezioso da sorseggiare in piccole dosi. Quando ho sentito per la prima volta Between Two Points, la cover dei Montgolfier Brothers cantata dalla figlia Romany ho pensato: “Sono così felice di essere vivo nello stesso momento in cui David Gilmour ha realizzato questa canzone!”. La chitarra è stellare, grande il basso di Guy Pratt e la voce di Romany (oh mio dio) è un balsamo per l’anima. Tornano alla mente le parole di San Giovanni che disse: “Non sono degno di slegare il laccio del sandalo di quest’uomo.”. Dark And Velvet Nights è forse un pezzo che strizza l’occhio alla forma canzone più mainstream con un buon tiro rock pronta per scalare le vette dell’immaginario di una miriade di ascoltatori. La delicata Sings riporta in asse il baricentro del disco per poi naufragare in frammenti di Echoes e Shine On You Crazy Diamond che galleggiano nelle spire di Scattered, la traccia sbalorditiva che chiude l’album.

In tutto il disco il suono della chitarra di Gilmour parte da un luogo misterioso incastrato tra lo spirito e il cuore, scivola dalle dita al manico dello strumento per scatenare magie elettriche: milioni di fan in tutto il mondo sono impazziti e noi con loro. Yes, I Have Ghost, uscita come singolo nel 2020, presenta la figlia Romany che fa il suo debutto discografico ai cori e all’arpa, è una ballata che trasuda melodie folk-celtiche avvolte con sonorità spagnole, è una delle due bonus track nel CD insieme a Luck And Strange in versione original Barn Jam, un regalo per tutti noi in cui possiamo sentire ancora una volta l’inconfondibile suono delle tastiere dell’amico Rick Wright.

Mi trovo in un fiume
Spingo contro la corrente
Il tempo è una marea che disubbidisce
E disubbidisce a me
Non finisce mai

Queste parole estratte dal testo Scattered e scritte da Polly, David e Charlie Gilmour danno un po’ il senso di quello che potrebbe rappresentare l’immagine di copertina del disco, realizzata dal grande fotografo Anton Corbijn, come anche gli emozionanti ritratti di David Gilmour in bianco e nero. Il nostro eroe ha ritrovato la strada della creatività, Luck And Strange è il suo nuovo capolavoro e ce ne ha fatto dono. Welcome back David Gilmour.

Andrea Masiero

 

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