FONTAINES D.C.
“Romance”
(XL Recordings, 2024)

“Il caos non è un pozzo. Il caos è una scala! Tanti che provano a salirla falliscono e non ci provano più: la caduta li spezza. Ad altri viene offerta la possibilità di salire, ma rifiutano: rimangono attaccati al regno, o agli dei, o all’amore. Illusioni. Solo la scala è reale. E non resta che salire.”.

Petyr Baelish (Trono di Spade)

Romance è ufficialmente il IV album in studio dei Fontaines D.C. La band è in fortissima ascesa dopo aver vinto un Brit Award, nomination ai Grammy e ai Mercury Prize. Un posto in cima alle classifiche inglesi nel 2022 con Skinty Fia (lo avrebbe avuto anche il precedente A Hero’s Death se non fosse stato spodestato da Taylor Swift). Eppure, dietro questa hype che muove l’attività della band, viene fuori un prodotto che ha una sua forte provenienza (l’accento del cantante Grian Chatten dai primi dischi, la desinenza DC che sta a significare Dublin City). Molti sono i detrattori di questa formazione, soprattutto da quando i ragazzi hanno rivoluzionato il look ricorrendo ad abbigliamenti più da band nu-metal che da esponenti più in vista del neo post-punk. Volente o nolente i Fontaines D.C. sono fra i maggiori esponenti, oggi, di una estetica indipendente che è nata negli anni ’90 e, via via, si è andata sviluppando con l’avvento dei social.

Come nel punk questa estetica premia il do-it-yourself, rifugge virtuosismi nella musica ma premia la spontaneità e l’imperfezione, rispecchia disagio verso i cliché e i condizionamenti, denuncia la manipolazione e il condizionamento della società attuale. I Fontaines D.C. rispondono perfettamente a questa filosofia artistica. In questo contesto il nuovo disco, Romance, non solo continua in quella direzione ma è uno spunto di crescita per la band. Soprattutto, più che nei pregevoli dischi precedenti, qui si sente maggiormente il contributo dei singoli componenti alle composizioni e allo sviluppo delle canzoni. C’è un maggiore intervento dei cori, Conor Curley addirittura canta in Sundowner, brano che, tra l’altro, testimonia la passione del chitarrista per gli Slowdive, esponenti di spicco dello shoegaze negli anni ’90.

Romance non è un capolavoro ma un passo importante per la band, un modo definitivo di diventare “grandi” e dimostrare la loro personalità al mondo. Una maniera personale di trattare la materia pop attraverso canzoni struggenti come In The Modern World. Reiventano il nu-metal con Starbuster, rivisitano l’AOR rock americano con Here’s The Thing e si abbandonano alla dolce malinconia di Favourite. I ragazzi si meritano rispetto per il loro scoprire un mondo secondo il proprio gusto e sensibilità, disposti a superare ostacoli con modestia e spontaneità. Non c’è niente di nuovo nelle loro proposte, ma sono la cosa più elettrizzante degli ultimi anni.

Beppe Ardito

 

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