THE ANOMALYS
“Down The Hole”
(Slovenly Recordings, 2024)
Tornano i crudi e potenti The Anomalys con gli 8 brani di Down The Hole sempre sulla benemerita Slovenly Recordings che in questo 2024 può fregiarsi, con orgoglio, di ben 22 anni di onorati garage/punk/trash rock. Bone (guitars/vocals), Looch Vibrato (guitars) e Remy Pablo (drums) sono olandesi originari di Amsterdam: nel loro profilo Facebook si autodefiniscono “Primitive rock ‘n’ roll trio, experts in total destruction parties!”, che la dice lunga sulla loro spaventosa nichilista potenza live.
Dal 2007 professano ciecamente una empia fede punkabilly di stretta osservanza lo-fi fregandosene – giustamente – di cosa è successo musicalmente nel frattempo nel mondo delle major attorno a loro. Oltre ai tre magnifici full-lenght, di cui sono titolari tra le loro incisioni anche 4 E.P. tra 2007 e 2019, Black Hole Blues, Retox, Deadline Blues, Trooper e poi Piss In Your Sink!!!“(gennaio 2023) su audiocassetta con i primissimi grezzi brani risalenti al 2005, tutti documenti sonori imperdibili.
Se non ci eravamo risparmiati in lodi sperticate della materia sonica rovente e priva di compromessi dei primi loro due album, l’omonimo The Anomalys (2010) e Glitch (2022), non possiamo non scrivere in termini altrettanto esaltanti di questo terzo Down The Hole, uscito il 6 settembre 2024, che presenta anche delle notevoli novità nel sound del terribile trio olandese. Ascoltando due episodi solo strumentali febbrili quali l’iniziale ipnotico Anxiety e soprattutto Flat Top, che si spinge in perfide spire chitarristiche quasi psichedeliche si capisce che gli Anomalys stanno esplorando nuove direzioni: difficile scrivere nuovamente di “… psychobilly disossato, sfigurato da una sbronza pesante e cattiva” come ci è successo a proposito dei brani del precedente Glitch.
Gli Anomalys sono cresciuti ma tutto rimane affidato come sempre all’impatto malato e minimale delle due chitarre di Bone e Looch Vibrato, retto dal percuotere, secco e scheletrico, di Remy Pablo. Si intravede in episodi come On My Way e Innocence un tentativo di strutturare il loro punk in modo più nitido e avvincente, molto affine a quello inglese di annata ’77 soprattutto dei primissimi Stranglers, quelli di Rattus Norvegicus e No More Heroes. Anche Coke Head percorre la via dell’anthem rock con il suo riff ipnotico.
Se Despair punta tutto su imprevedibili e intriganti cambi ritmici, Go Away è lenta e ammorbante. Grandissimo il tour de force finale di 4 minuti di Slaughterhouse, anfetaminica all’inizio e alla fine e con un cuore centrale incredibile dal ritmo rallentato, in pratica dimezzato: ancora una volta uno spleen torbidamente psichedelico per una band che con questo mesmerico Down The Hole si conferma come una delle primitive rock band europee più carismatiche.
Pasquale Boffoli
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