MARK LANEGAN BAND
“Bubblegum XX”
(Beggars Banquet, 2024)

Due anni fa lasciava la dimensione terrena Mark Lanegan, l’ultima voce di quella stagione benedetta e maledetta che è stata l’era Grunge di Seattle. L’ultimo poeta dell’inferno in terra, la voce dei tormentati dalla vita, il cantore delle sofferenze della sua generazione. Nel 2004 veniva pubblicato, dalla Beggars Banquet, Bubblegum, il suo settimo album (se si conta anche l’EP che lo precede), prodotto da Chris Goss (cantante e chitarrista dei Masters Of Reality e produttore di Kyuss e QOTSA) e dal quel genio che è il polistrumentista e autore Alain Johannes (Queens Of The Stone Age, Them Crooked Vultures, PJ Harvey, Chris Cornell, Arctic Monkeys, The Desert Sessions). Un disco crudo ed essenziale, a cominciare dalla copertina total black con titolo rosso sangue, nel quale la voce di Lanegan scava nella roccia, alla ricerca di caverne infernali da cui echeggia il richiamo dei suoi demoni, coi cui ingaggia una lotta all’ultimo grugnito, fatta di lacerazioni rauche che non sanguinano mai.

È l’album che, all’epoca, segnò un evidente distacco dalle sonorità folk blues acustiche precedenti, verso un sound più ricercato e creativo, forse il vertice massimo di espressività raggiunta fino ad allora, che ci consegnò brani dagli arrangiamenti dannati e sporchi, come nelle percussioni di Methamphetamine Blues che sembrano incudine e martello suonate da Mefistofele in persona, il ghigno iniziale poi ci consegna l’incubo, ma lo serve su un cartone di pizza a domicilio. Il tutto alternato a poetiche e dolorose ballate, suonate da uno scarno pianoforte come nella bellissima e malinconica Lexington Slow Down, contenuta nell’EP Here Comes That Weird Chill. Per celebrare il ventennale di un disco molto ben accolto dalla critica del periodo, la Beggars Banquet ci delizia con Bubblegum XX, un cofanetto deluxe che comprende la ristampa remastered di Bubblegum, il precedente EP già citato, più alcuni inediti composti da Mark con l’ausilio del chitarrista Troy Van Leeuwen, registrati nelle camere degli hotel durante un tour con i QOTSA, presente anche un duetto, con Beck, nel brano Union Tombstone, una gemma rimasta sepolta finora e dulcis in fundus una cover di You Wild Colorado di Johnny Cash.

Un totale di 40 tracce ottimizzate negli studi Abbey Road di Londra il cui remastering non aggiunge, né toglie nulla, al suono originale. Quel che resta è una lunga sequenza di brani capolavoro, un gradito regalo per i fan della prima ora che hanno mandato sold out le prevendite del disco. Una operazione inaspettata e gradita che ha il merito di celebrare, ancora una volta, l’incommensurabile valore artistico di Mark Lanegan ma che inevitabilmente lascia l’amaro in bocca, per quello che ancora poteva darci, per una carriera prematuramente interrotta da un destino beffardo e crudele. A consolarci rimane la sua musica, la sua voce, la sua poesia, e questo Bubblegum XX ne è una ampia dimostrazione.

Nino Colaianni

 

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