IVAN DELL’EDERA
“Canti di Fine Legislatura, Antidepressivo Elettorale a Base di Chitarra e Voce”
(Bari, 15 agosto 2024)

È stata una splendida esperienza assistere nuovamente – dopo la performance al teatrino barese di via Garruba dei Cobas/Lavoratori dello Spettacolo – al più recente monologo del cantattore/cantautore tarantino Ivan Dell’Edera nelle sembianze del talkin’ musicale che gli è abituale, nella cornice dello storico Teatro Abeliano di Bari il giorno di ferragosto, all’interno della programmazione estiva di Le Due Bari 2024.

Il suo spumeggiante, attualissimo e sardonicamente anarchico “Canti di fine Legislatura, antidepressivo elettorale a base di chitarra e voce” ha acquistato una eco più profonda ed efficace grazie alle dimensioni dilatate e ufficiali dell’Abeliano non perdendo assolutamente in spontaneità comunicativa: Ivan è abilissimo nell’annullare, in ogni occasione, la distanza con il pubblico coinvolgendolo nello spettacolo, facendolo duettare con lui, attraverso botta e risposta vocali, e godere dei ritmi festaioli e sanguigni di quella musica popolare pugliese che è alla base dei brani del suo repertorio, con echi sparsi di Matteo Salvatore, Enzo Del Re etc. Nondimeno, nel suo spettacolo, esegue anche un blues (per nulla scolastico) a dimostrazione della sua non ortodossia musicale. Sperando poi Ivan non si monti la testa: non si possono non avvertire nei suoi brani echi del teatro canzone dell’indimenticabile Giorgio Gaber e nel suo modo di proporsi dell’istrionismo del mai troppo celebrato Gigi Proietti.

Attenzione però: quasi sempre le contagiose quadriglie, pizziche e tarante di Ivan rivestono testi, esilaranti frasi smozzicate e attorcigliate su se stesse con approccio dadaista che indagano le scottanti attualità sociali, criticano il potere, la politica attraverso i racconti della gente comune che lvan raccoglie da anni, come un cantastorie, girando l’Italia, visitando persone di tutte le classi sociali a casa loro, con modalità squisitamente di base. Lui si autodefinisce un in-formatore: lo fa giocosamente con i suoi stornelli ma allo stesso tempo drammaticamente come nel brano dove condanna tutte le guerre.

Pasquale Boffoli

 

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