KULA SHAKER
(Ravenna, 29 giugno 2024)

Agli ultimi bagliori di luce di un caldo sabato estivo, nella bella cornice del Pavaglione di Lugo, nell’ambito del Ravenna Festival, allo scoccare delle 21.30 i Kula Shaker puntualissimi irrompono sulla scena, prendendo di sorpresa i molti sprovveduti con le birre in mano traballanti, che ancora non avevano trovato il loro posto numerato. A più d’uno sarà andata di traverso la famosa piadina romagnola, perché, dopo un breve intro d’atmosfera, il concerto inizia in maniera esplosiva con Gaslighting, che stropiccia gli occhi ai Kinks, quasi un omaggio. “Fratelli e sorelle, siamo qui riuniti per testimoniare / La grande congregazione in questa era dell’Acquario di comunicazione e ri-umanizzazione / La rivoluzione non sarà trasmessa in live-streaming su tutte le piattaforme social / Non riceverai notifiche / Solo de-ipnotizzazioni, rivelazioni e realizzazioni (…) / Perché l’amore è la risposta, l’amore è il fiore l’amore è la fonte del potere spirituale!”.

Segue a ruota Hey Dude, echi di Stone Roses e del Manchester Sound e si capisce fin da subito che i ragazzi sono in forma smagliante. Formazione originale dei lontani esordi anni ’90 con Crispian Mills chitarre e voce, Paul Winter-Hart batteria, Alonza Bevan basso, Jay Darlington piano Wurlitzer organo e tastiere, la stessa line-up che ha sfornato l’ultimo Natural Magick del 2024 (Absolute /Strange F.O.L.K. Records). Sound Of Drums, il terzo brano dal vivo, mette in chiaro, per chi non l’avesse capito, quanto sia fondamentale, nel loro sound, la scena psichedelica degli anni ’60, dai Doors ai Beatles fino a Syd Barrett dei Pink Floyd: “Sento il suono dei tamburi su una melodia, sento che è arrivato il momento” e Paul Winter-Hart ce lo fa notare chiaramente. I’m Against It ha un riff di chitarra che spacca, poi arriva Natural Magick e veramente si fa molta fatica a restare seduti sulle sedie, viene voglia di saltare per aria e condividere un po’ di quell’energia che viene emanata dal palco. Infinite Sound, riporta un po’ di quieto misticismo indiano, un pezzo bellissimo con un’apertura di sitar che si fonde con un mantra recitato: “Siamo uno nel sole infinito, voliamo come un’aquila / E tutto ciò che tocca cambia”, lentamente la canzone si evolve e sfocia in territori più acidi per virare poi, in una consolante nenia finale, che anticipa il pezzo che ci ha riportato indietro nel tempo, un tuffo nel vuoto senza paracadute nel nostro passato: Mystical Machine Gun è veramente un brano visionario che adoriamo, preso da Peasant, Pigs And Astronauts, il loro secondo album del 1999 (Columbia Records). “Sei felice di vedere quanta strada hai fatto? / Sei un mago nella bufera di neve / Una mitragliatrice mistica!”. Dallo stesso album arriva anche la breve I’m Still Here una struggente troppo breve, perla acustica: “Ero sicuro di averti sentito cantare / Mentre la mia testa era a pezzi / Mentre il mio mondo è in fiamme / È stato riorganizzato / Sono ancora qui”. Grateful When You’re Dead / Jerry Was There viene sparata fuori senza sicura e incendia le sedie sotto al sedere del pubblico, manco a dirlo, il tutto in onore di un certo Jerry Garcia.

Appartiene allo stesso disco del 1999 anche Shower Your Love, una splendida ballata, o forse un tentativo di esorcismo che sembra evocare il Sergente Pepper, dei Beatles. Song Of Love / Narayan, da Strangefolk del 2007 (Sony), si sviluppa in crescendo per poi esplodere dentro al rock’n’roll di Idontwannapaymytaxes un inno antimilitarista contro i politici guerrafondai che sta molto in linea con i tempi che corrono e con la seguente F-Bombs che ripete all’infinito “Fuck war!” urlato a più riprese anche dal pubblico, “Fanculo la guerra, riporta i ragazzi a casa / Fanculo la guerra fanculo l’intero spettacolo dei clown / Fanculo la guerra!”. Dopo il grande successo del loro disco d’esordio intitolato semplicemente K (Columbia Records) del 1996, che vendette oltre due milioni di copie, dire che i Kula Shaker, da lì in poi, sono sempre stati sottovalutati e osteggiati da certa critica con la puzza sotto il naso è scontato, ma la verità eccola qua stasera: un’ora e mezza di live con fuoco e fiamme per una band che negli anni, non ha ceduto un millimetro sul terreno della loro creatività a scapito del successo commerciale e delle grandi folle da stadio. Crispian Mills è un folletto magico che si trasforma in un drago con la chitarra elettrica che spara fiammate che inceneriscono ricordi nostalgici, fa tutto lui: canta, suona la chitarra ritmica, spara assoli a manetta, crudi, distorti, in stile garage, un suono pieni di riverberi, effetti fuzz, wha wha, overdrive, si dimena, salta, si butta a terra, si rialza con l’energia di un vent’enne baciato dal dio Kṛṣṇa / Visnù. Che classe, che stile, che eleganza e noi siamo ancora la a guardarlo dopo tutto questo tempo, consapevoli che è un grande artista che non ci stanchiamo di ascoltare e vedere insieme ai suoi Kula Shaker.

Un concerto live che mescola e impasta stili e riff del passato con il nostro presente, suoni mistici, orientali, cosmici, tra le pieghe delle loro canzoni si possono scovare continui omaggi agli sciamani del rock da Jimi Hendrix a Steve Marriott o a chi volete voi, perché questi signori si sono abbeverati alla fonte del sound benedetto dagli dei. Il brano 303 è “la ricerca per la strada di casa” e il preludio al grande finale, chitarra e Wurlitzer in grande spolvero, un pezzaccio bollente che spara petardi e fa da apripista a Tattva uno dei loro più grandi successi, che precede Hush, la canzone di Joe South diventata ormai il loro fiore all’occhiello in ogni live da oltre 25 anni. Finalmente il pubblico si è alzato dalle sedie e riversato sotto il palco: tutti a cantare e urlare in uno stato di trance collettiva. Per i bis ovviamente Govinda e una stratosferica versione di Groove Is In The Earth del gruppo dance statunitense Deee-Lite a conferma della teoria iniziale ovvero che il groove, il senso del ritmo, è nel cuore. Applausi.

E ora recitiamo tutti insieme il mantra SAT CIT ANANDA.
(Sat: essere, esistenza; Cit: consapevolezza dell’essere Ananda: beatitudine, estasi, amore suscitato dalla realizzazione dell’essere).

Andrea Masiero

Foto di Andrea Masiero.

 

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