THE DECEMBERISTS
“As It Ever Was, So It Will Be Again”
(YABB Records, 2024)

Dopo sei anni tornano i Decemberists con un titolo che è quasi una sfida. Dopo essersi impantanati nei synth del precedente I’ll Be Your Girl, che evidenziava una notevole crisi d’identità, la band di Colin Meloy riprende in mano mandolini e chitarre e ritorna sui suoi passi. Il risultato è inaspettatamente fresco, i Decemberists riprendono la formula di coniugare il folk rock con un’attitudine indie sempre attiva. Le precedenti esperienze producono, in As It Ever Was, So It Will Be Again, un ricco caleidoscopio di colori. La festa mariachi di Oh No!, i sapori in salsa Byrds di Long White Vail, le ballate folk avvolgenti di Don’t Go To The Woods e The Black Maria.

Poco importa se l’operazione serve a riaccattivarsi le simpatie dei vecchi fan delusi, il risultato sono canzoni che funzionano nella forma e nella sostanza. Come non lasciarsi andare durante la sessione finale di fiati in America Made Me? Come da tradizione i testi di Meloy narrano storie spesso tristi come Long White Veil, storia di fantasmi più triste che inquietante.

In The Black Maria paragona l’inevitabilità della morte ad una visita della polizia segreta: “… Non senti i loro stivali all’ingresso? Rispondi al tuo nome quando chiamano”. E che dire della dolcezza di un brano come Burial Ground che fotografa un incontro al cimitero, narrato però con macabra e divertente ironia? Da notare una lunghezza forse eccessiva e una sprezzante sicurezza dei propri mezzi che porta i Decemberists ad avventurarsi nell’ultimo brano, Joan In The Garden, in 20 minuti che viaggiano su coordinate prog in cui la band condensa tutto il suo potenziale.

Beppe Ardito

Foto di Holly Andres

 

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