KARIN ANN
“Trough The Telescope”
(3am Records, 2024)

Karin Ann non è un’artista fra le tante. Perché pubblicare un album di debutto a 21 anni così non è da tutti. Di lei, in Italia, qualcuno ha sentito parlare per un murales comparso a Milano, in zona Nolo. E non per le sue doti da semplice artista ma di attivista (e artista) queer per i diritti LGBT. Uscito a maggio, Trough The Telescope è un viaggio fra le inquietudini di Karin, il desiderio di sentimenti concreti e un attestato della sua individualità. Un ritratto di una personalità già matura e pienamente consapevole delle sue potenzialità di artista che, inizialmente attratta dall’arte come meccanismo di difesa dall’ADHD, (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività) si è dedicata all’arte e al graphic design fino a quando un infortunio alla mano l’ha costretta a ritirarsi dalla scuola d’arte. La musica e la composizione con l’aiuto di un ukulele sono stati fonte di ispirazione. Ispirata da Grace VanderWaal, è entrata, prematuramente all’età di 14 anni, nella scena alt-pop. Nelle delicate tessiture della sua voce (a tratti un po’ monocorde) c’è la lotta personale contro l’intolleranza e l’ignoranza verso la comunità queer.

Così dietro la grazia pop di False God si affaccia un testo dai toni gotic-horror: “Ho visto un campo pieno di rose e l’ho attraversato correndo / Ho sentito le spine lacerarmi la pelle / Ora sono seduto qui, il sangue mi macchia i vestiti / Non importa la pressione, non riesco a fermare l’emorragia”. Dalle tessiture sospese fra piano, chitarre acustiche e archi (Last Few Minutes, Beautiful Life, My Best Work Of Art) o pennellate indie rock (For You, She, Memories Of You) viene fuori la mano affidata ai produttori Benjamin Lazar Davis e Will Graefe degli Okkervil River. Un disco dove temi importanti come l’amore, la salute mentale, la vulnerabilità trovano un collante sonoro che si adatta al racconto delle esperienze personali di Karin Ann e a una sorprendente maturità artistica. Racconti e dolori passati al setaccio proprio come in un telescopio, quello del titolo dell’album.

Beppe Ardito

 

Link:

  1. Karin Ann
  2. Social
  3. False God