Strawberry Fields – Volume 3
A Trip With …

THE YOUNGBLOODS
“Elephant Mountain”
(RCA Records, 1969)

Verso la fine degli anni ’60 gli Youngbloods, trio proveniente da New York composto da Jesse Colin Young (voce, basso, chitarra elettroacustica), Lowell Levinger (chitarre, tastiere, pianoforte elettrico, armonica, clavicembalo) e Joe Bauer (batteria), pubblicavano, dopo l’omonimo debut ed il sequel Earth Music, entrambi del 1967, il loro capolavoro Elephant Mountain, album contenente un patrimonio di eccellenti canzoni, ben 13, separate tra loro da alcuni intermezzi strumentali. Coadiuvati da un manipolo di ragguardevoli ospiti fra i quali David Lindley dei Kaleidoscope al fiddle ed i jazzisti Joe Clayton (tromba), Plas Johnson (sassofono tenore) e Victor Feldman (vibrafono), gli Youngbloods erano in sintonia tanto con lo stile west coast degli states quanto con quello psych-pop-folk britannico. Echi di Canterbury/Caravan in Trillium, rhythm & blues bianco in Beautiful, Stones in Quicksand, Fairport Convention in Rain Song, Ian Matthews nella ballata malinconica Sunlight, i Byrds di Notorious Byrd Brothers in Smug e perchè no, i Grateful Dead più acidi come nella suite On Sir Francis Drake o in Sham, con l’iniziale gioiello Darkness Darkness, brano dal fascino speciale fin dalla strofa iniziale (oscurità oscurità / lasciami dormire nel silenzio del tuo sogno / nascondi il mio desiderio per le cose che non possono essere / per le cose che non posso vedere adesso) più volte coverizzato a posteri (Heidy Berry, Robert Plant, Screaming Trees), aggrappato alla malinconia di un improbabile mondo estatico. Nel corso del tempo Elephant Mountain è stato più volte riscoperto, ristampato ed ultimamente arricchito, nella versione CD, di un inedito (Pool Hall Song) ed alcune alternative mono version.

Luca Sponzilli

 

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