Intervista a NICK SALOMAN (BEVIS FROND): “Concentriamoci sulla natura”

INTRO

Al ritorno dal suo ultimo “Farewell Tour 2024” europeo con i Bevis Frond, iniziato l’11 aprile al Bloody Mary di Hondarribia (Spagna) e conclusosi il 27 aprile al Klangfabrik di Vienna (Austria), Nick Saloman è stato così gentile da contattarmi puntualmente il 2 maggio 2024 dandomi la sua disponibilità a questa intervista per e-mail. Gliela avevo chiesta alcuni giorni prima mentre era ancora in giro a suonare in Europa, un tour che ha toccato in 16 date Spagna, Belgio, Olanda, Germania e Austria. Mi aveva risposto Gary Urwin, il suo socio nella Blue Matter Records chiedendomi di avere un po’ di pazienza: è stata ben ripagata e Nick non mi ha fatto aspettare, l’8 maggio 2024 ancora stanco per il tour mi ha inviato le risposte all’intervista. Abbiamo parlato di Focus On Nature, il suo ultimo lavoro con i Bevis Frond, ma anche di tantissimo altro, compreso il suo glorioso passato. Come sempre Nick è stato disponibilissimo e generoso nelle sue risposte (come nei suoi dischi), un artista e uomo che decisamente “non se la tira”, come tutti i grandi.

L’INTERVISTA

Ciao Nick, come stai? Stanco? Sei appena tornato dal tuo “Farewell Tour 2024” europeo.

Sì, sono abbastanza stanco quando torno a casa. Abbiamo fatto solo 16 concerti ma abbiamo viaggiato molto. Il tour è andato molto bene.

È prevista una performance finale il 18 maggio a Londra?

Suoneremo il 18 e 19 maggio 2024 a Londra perché il 18 è sold out.

Devi essere sincero. Pensi davvero che sia stato l’ultimo tour dei tuoi Bevis Frond? Perché hai 71 anni? Da quanti anni sei in giro per il mondo a esibirti?

Ho fatto concerti con Bevis Frond per 35 anni. Spiega, per piacere ai tuoi lettori, che quando ho concepito questo tour non ho mai pensato a un “ultimo tour”. Fu un’idea dell’agente che lo annunciò senza consultarmi. Quando lo scoprii ormai era troppo tardi per cambiarlo. Non ho intenzione di fermarmi con i concerti, infatti in luglio suoniamo in Belgio, durante l’estate abbiamo diversi concerti in UK, in settembre suoniamo in Norvegia e spero di fare un tour, in ottobre, in USA.

Come è andato il tour? Ci sono stati live in particolari venues o città che ti hanno esaltato più di altri?

Il tour è andato molto bene, tutti i concerti erano fantastici. Io penso che i migliori siano stati quelli di Madrid, Leuven, Dortmund, Amburgo e Monaco ma, come dici, non ci sono stati concerti andati male.

La line-up dei Bevis Frond del tour? La stessa del tuo nuovo disco “Focus On Nature”?

Sì, esattamente la stessa: io, Paul Simmons (guitar), Dave Pearce (drums) e Louis Wiggett (bass).

Oltre a quelli di Focus On Nature da quali altri album hai (avete) eseguito brani live in questo tour?

Suoniamo per quasi due ore brani dai diversi periodi: da Miasma a Focus On Nature. Non qualcosa da ogni album, ma ne suoniamo parecchie.

Puoi parlarci a fondo delle tematiche e dei testi del nuovo album “Focus On Nature”? Il titolo è eloquente. Come hai elaborato concettualmente questo nuovo progetto?

Amo tutti i miei dischi, Focus On Nature è l’insieme dei migliori nuovi brani che ho scritto. Non è un vero e proprio album concettuale sebbene i brani seguano quella tipologia quando li ho scritti. Così ho incluso tematiche attuali come il cambiamento climatico, ma ho parlato anche di cose mie. Ci sono brani sul fast food, su chi mi segue, architettura, cose semplici che mi interessano. Ho cercato di scrivere testi interessanti perché ora ho 71 anni e non è appropriato scrivere di ragazze o di guide in autostrada, così devo cercare altrove per l’ispirazione. Non è molto difficile perché c’è molto in giro che mi ispira.

Ci sono brani in particolare di “Focus On Nature” che preferisci e pensi siano più riusciti?

Io penso che sia troppo presto per iniziare ad analizzare l’album, è fuori da poco ed i brani che ho scelto sono quelli per me migliori, chiedimelo fra due anni e potrò risponderti in maniera appropriata.

Quello che mi ha sempre colpito è la tua corposissima discografia, la prolificità del tuo songwriting, la durata generosa dei tuoi dischi, la impetuosa passione dei tuoi soli chitarristici e delle tue performance vocali, pur se velate sempre da una invincibile malinconia. Qual è il tuo segreto come artista e musicista?

Non ci sono segreti Pasquale, mi piace scrivere brani e suonare la chitarra. Sono fortunato a non avere mai trovato difficoltà nel farlo, lo faccio da tempo e non mi preoccupo se, per sei mesi, non scrivo perché so che presto ricomincerò a farlo decentemente.

Ci saranno nei prossimi anni nuovi album in studio dei tuoi Bevis Frond?

Non lo so, se ho abbastanza brani sono felice, se non è così aspetterò di averne di buoni.

La Blue Matter Records è la nuova etichetta di nicchia che coordini insieme al tuo grande amico Gary Urwin. Cosa ci racconti della vostra grande empatia e di come e quando è nata la vostra etichetta?

Gary ed io siamo stati amici per un po’, suoniamo la stessa musica e siamo quasi della stessa età. Quando chiusi il mio negozio di dischi, Gary mi chiese se volessi fare una etichetta discografica con lui, disse di avere sempre voluto una etichetta ed io pensai: perché no? Così nacque Blue Matter, come un travaglio amoroso. Ci divertiamo e siamo stati capaci di produrre della grande musica.

Con quali criteri musicali hai (avete) scelto gli artisti che hanno pubblicato dischi per la Blue Matter Records?

N.1: entrambi amiamo ciò che facciamo, suppongo che il n. 2 sia la possibilità di rientrare nelle spese, ma questo non è un criterio importante se immaginiamo che qualcosa sia meravigliosa ed altri la pensano alla stessa maniera. Questo aiuta anche l’artista a migliorare.

Quali dischi ritieni più riusciti tra quelli già pubblicati finora per la tua etichetta?

Suppongo che le realizzazioni di Bevis Frond abbiano venduto di più, a parte questi, penso che The Lookerer di Eliza Skelton sia il meglio. Abbiamo appena trovato una etichetta americana per la distribuzione, cosa ottima per chi lo ha concepito.

Le prossime uscite della Blue Matter Records? Cosa avete in caldo di valido per noi?

Abbiamo tre album in uscita, sono: Diary Of Dreams di Maurizio “Angus” Bidoli di Roma, un grande chitarrista che di solito suona metal ma da solista fa album in stile hendrixiano dove usa uno stile psichedelico e Diary Of Dreams è uno di quelli dal 1998. Sarà la sua prima uscita ufficiale. Segue In The Village Of The Apple Sun di Anton Barbeau che uscì solo su CD nel 2006, è pubblicato, per la prima volta, su vinile rimasterizzato e con nuova copertina. Il terzo è il nuovo album di Paul Roland intitolato Morbid Beauty, ho fraternizzato con Paul per lungo tempo e mi chiese se potessi pubblicargli un nuovo disco. È un grande album, di conseguenza dicemmo di sì.

Nick ti ho intervistato 22 anni fa, nel 2002, quando Bevis Frond pubblicò “What Did For The Dinosaurs”. Ti rifaccio, aggiornandola al 2024, una domanda, di quell’intervista, cui rispondesti in modo molto preciso e soddisfacente. Si può affermare che la tua idea di psichedelia è cambiata e si è evoluta molto dagli esordi delle nebbie lisergiche di “Inner Marshland” e “Miasma” (1987) in un seducente psycho-pop ricco di accenti folk e garage e soprattutto mettendo a punto, di album in album, un songwriting sempre più definito e maturo?

Non penso che, la mia idea di psichedelia, sia mai cambiata, penso che la mia musica sia cambiata un po’ sin dai primi giorni di Bevis Frond. Ho sempre cercato di essere vero nel mio lavoro ma suppongo che la musica sia cambiata in qualche modo in questi 40 anni. Non ha molto senso fare la stessa cosa in ogni tuo disco, sebbene io abbia avuto critiche per non essere cambiato abbastanza. Fondamentalmente faccio solo ciò che mi piace, sta alle altre persone decidere se piace o no.

Quando e perché chiuse i battenti la tua leggendaria etichetta Woronzow Records? Ci parli anche della Fire Records?

Woronzow nasce con il mio grande amico e bassista Ade (Adrian) Shaw, pochi anni fa sua moglie si ammalò e Ade si dedicò completamente a lei, così non poté più suonare con la band né curare l’etichetta. Quando Gary mi chiese di fondare una etichetta pensai che non fosse giusto continuare con Woronzow, ho solo continuato a fare concerti con Bevis Frond quando Ade mi disse che era felice che avessi trovato un nuovo bassista.

Quali dischi ritieni più significativi della sterminata discografia dei tuoi Bevis Frond? E perché?

Questa è davvero una domanda per i fan e chi scrive recensioni. Amo tutti i miei album e giudico la loro rilevanza sulla base di ciò che dicono gli altri o su quante copie hanno venduto. Penso che New River Head fosse abbastanza rilevante ma anche gli ultimi due sono stati accolti molto bene.

Puoi rievocare per i nostri lettori la nascita e gli anni gloriosi del magazine Ptolemaic Terrascope?

Il mio amico Phil McMullen, negli anni ’80 e nei primi ’90, scriveva per delle riviste, ne era un po’ stufo, così decidemmo di farne una nostra. Cyke Bancroft, un altro amico, fece tutta la grafica, Phil la gran parte dei testi ed io tutto ciò che era intorno alla stampa e l’abbinamento di singoli gratis. Divenne quasi una fanzine influente agli inizi fino alla metà degli anni ’90 e finalmente nel 1997 Phil ne fece una versione on line ridotta.

Hai ancora legami artistici con i tuoi collaboratori di sempre: Adrian Shaw, Bari Watts? Puoi citarcene altri?

Sì, Blue Matter ha pubblicato A Dark Reflection, il nuovo ottimo album di Ade (Adrian Shaw), Bari ha suonato in 2 brani di Focus On Nature. Sono ancora amico di tutti i membri della vecchia band, un paio di loro sono morti, Rod Goodway e Martin Crowley. Andy Ward sta bene ma non suona più molto la batteria, Doc Gunther è in giro, ma come Andy non suona più molto la batteria.

Cosa ricordi di vecchie band come Outskirts Of Infinity e Fred Bison Five? Ci sono altre tue reincarnazioni artistiche che non conosciamo?

Outskirts Of Infinity si bloccò con la morte di Terry Horbury, Fred Bison Five ero io da solo così da poter fare ciò che avrei voluto fare. Paul Simmons, Joe Propatier (di Scarce), Bari Watts ed io incidemmo un album intitolato Fed To Your Head della Scorched Earth circa 20 anni fa, Blue Matter potrebbe ripubblicarlo.

Cosa rispondi a chi dice che in tutti questi 37 anni hai sempre inciso lo stesso disco?

Ovviamente non sono d’accordo, ma le persone non cambiano opinione. Suppongo di dover dire: “Se i miei album vi annoiano non li comprate.”.

Nick hai mai pensato di incidere un disco folk totalmente acustico come l’ispiratissima Brocadine in “Focus On Nature”?

No, come ho già spiegato nei miei album ci sono i migliori brani da me scritti in un ristretto periodo di tempo, non penso di potere scrivere abbastanza brani folk da poter riempire un album.

“We’re Your Friends, Man” (2018) e “Little Eden” (2021) che hanno preceduto “Focus On Nature” erano due album già eccellenti. Perché “Focus On Nature” sembra ancora più ispirato?

Dimmelo tu Pasquale, io non lo so. Suppongo di essere in un periodo produttivo dal punto di vista della scrittura, naturalmente i ragazzi della band sono bravi.

Pensi ancora nel 2024, come nel 2002 (quando ti intervistai), che le tue maggiori influenze sono Jimi Hendrix e i Beatles?

Sì probabilmente, ma a quelli vorrei aggiungere i Vipers e i Byrds.

Quali band e artisti del garage e della psichedelia americana anni ’60 ami di più e ritieni ti abbiano influenzato musicalmente? È una domanda che ho deciso di farti dopo aver ascoltato l’esaltante Empty, un brano di “Focus On Nature” decisamente ancora sixties-garage oriented nel 2024.

Sto comprando parecchia roba West Coast e UK dei tardi anni ’60 quando ero giovane: naturalmente mi hanno influenzato molto i vari Country Joe And Fish, Mad River, Savage Resurrection, Ultimate Spinach, Steve Miller Band, Morgen, Love e molti altri. Sono stato influenzato anche da artisti folk, punk band e cantanti/cantautori.

Nick ti ringrazio di cuore per questa intervista che mi hai concesso, ti auguro una lunga e felice vita, naturalmente anche artistica. C’è qualcosa che vuoi dire ai tuoi numerosi fan italiani?

Spero che la band possa venire a suonare in Italia quanto prima, ora stiamo suonando alla grande e tutti noi amiamo l’Italia. Noi vorremmo venire a suonare nell’ambito del prossimo tour europeo ma non abbiamo avuto molti contatti con location italiane.

Pasquale Boffoli