LE COSE BIANCHE / LYKE WAKE
"Exhale."
(Custom Body, 2014)
Exhale è un’audiocassetta C60 accuratamente fasciata in una copertina isotermica e in una garza medica, come qualcosa di cui prendersi cura. Si tratta, infatti, di un’edizione limitatissima di 55 copie numerate a mano per Custom Body Records, etichetta che diffonde materia “Pure. Minimal. Brute”, che esala dai veleni della provincia italiana. Questa cassettina malata è il risultato della collaborazione tra Le Cose Bianche, progetto Power Electronics fondato dall’aretino Giovanni Mori nel 2008, personalità autorevole in quest’ambito (che vanta tra le numerose collaborazioni anche quella con Maurizio Bianchi) e Lyke Wake del romano Stefano Di Serio, progetto storico attivo sulla scena Experimental/Dark Ambient già dagli anni ’80 e riportato in vita nel 2010.
“Solo rumore. Nessuna Induzione” declama L.C.B. che, seppur proveniente da un background di generi altri, come il drum’n’bass e il trip-hop (da cui il suo progetto precedente, i Malameccanica), ha successivamente spostato la sua ricerca su sonorità e stili sempre più cerebrali, distorti e infetti, uno slancio nato da un’urgenza del tutto personale. Power Weird Electronics di prima mano quello prodotto da Le Cose Bianche, ottenuto con l’utilizzo di soli strumenti analogici: pedali, drum machine e un vecchio sintetizzatore analogico.
Il progetto Lyke Wake nasce a Roma nel 1981, e a pervadere la (auto-)produzione di numerose cassette c’è una tensione a un suono e una poetica marcatamente isolazionista e una visione dell’esistenza impregnata di misantropia. Il foglio interno di uno split del 1989 con i Nightmare Lodge, recita: “LW attraverso i propri rumori, solo apparentemente destrutturati, ma che seguono invece l’unico ordine possibile, costituisce un universo isolato ed inarrivabile, lontano da quel mondo che rifiuta, inavvicinabile dall’umanità turpe e malata”.
Exhale si compone di 2 tracce Untitled di 30 minuti circa cadauna, composte insieme da L.C.B. e Lyke Wake, ed è pura, sperimentale e ipnotica ricerca sonora, che vien fuori come una sintesi dei due progetti. L’approccio alla composizione è onesto e istintivo: il lavoro sembra essere stato concepito come un “unicum” registrato in presa diretta e senza sovra-incisioni, quasi una fotografia di un determinato momento. È musica estrema per stati mentali, malessere spiegato in suoni astratti: manipolazioni, pesanti feedback, sostenuti e ripetuti bordoni ci lasciano cadere in un “continuum” in cui non entra luce. È un invito a isolarsi e fare silenzio sulle proprie zone d’ombra, a inspirare per prendere consapevolezza del male, ed espirare per estrarlo come in un esorcismo.
Claudia Zitarosa