IRA K ORGANISATION
"Parasite"
(Juggernaut Music Group, 2014)
Ritornano le visioni psico-industrial dell’ultraguerrieronoise Ira K Organisation. Parasite giunge, a due anni di distanza da Nicht Zu Vergessen del 2012, come uno dei più agghiaccianti incubi industrial-noise degli ultimi anni, un monumento sonoro che ci apre lo stomaco in due, annientando tutte le nostre difese e le nostre speranze. Un lavoro di grande creatività e ispirazione da parte del Caronte dell’industrial italica. Sempre fedele alla sua maschera antigas da fine del mondo, Ira K Organisation crea un album integro e maturo, che lo porta, finalmente a giusto titolo, tra i massimi esponenti della scena industrial noise europa. L’intrigante quanto diretta immagine di copertina già fa presagire i contenuti di un concept-album che si preannuncia un vero capolavoro del genere, devastante e ossessionante per il nostro udito, un mosaico di materia digitale che sembra prendere forma direttamente dal centro dall’Inferno, come creata da un arcano profeta del futuro. Ma l’Inferno di Ira K non è altrove, è sulla terra, e sono stesso gli uomini, peccatori e assassini, che lo hanno generato.
Il viaggio inizia con la glaciale Limbo, intro ideale come inizio di un viaggio senza ritorno, una melodia strumentale agghiacciante che pulsa di odio e perdizione. Arriva Calling, un ritmo alienante e sincronico ci assale, da film noir, la voce di Ira K è infernale e i suoi sintetizzatori iniziano a plasmare, senza interruzioni e pause, il suono marziale e oscuro che è alla base della sua ricerca sonora, fin dal lontano 2009, quando ci stupì con i brani dell’appena acerbo demo The End Of … Doll Factory irrompe come ferita nella notte, tecno-industrial da dancefloors vampireschi, per notti di sangue e rituali. Bella la composizione, è uno dei miei brani preferiti, dove mistero e arcana magia creano un intreccio di voci e suoni davvero originale. Ed ecco finalmente Colera, uno dei brani più significativi dell’intero album, qui proposta in ben tre versioni, album version, il remix degli Hypnoskull (un’insieme di effetti in crescendo tra tekno e noise, stupefacente) e quello dei Cervello Elettronico (un piccolo capolavoro di “syntesi”, futuristi, quasi “cosmici”, unici). Tribal-noise da ultima notte prima dell’apocalisse, granguinol di cibernetici assassini che si annidano nelle viscere più sporche e insidiose del nostro inconscio, robotiche movenze di androidi futurusti, battiti glaciali … il corpo è la trappola degli impulsi che Ira K digita dalle sue tastiere per ossessionarci, per devastarci, annientarci! … dove crediamo di andare? … siamo tutti colpevoli! La malattia è dentro ognuno di noi, la malattia è ognuno di noi! Giunge come un flagello la infettosa Parasite, come un vero parassita l’elemento tecno-logico ci morde il cervello, ansia vibro-allucinata, paure impulso-motorie, patologie uro-digitali e synth-genitali. Il ritmo muove … il sudore sulla nostra fronte, il battito scuote … il sangue delle nostre ferite, la voce di Ira K ci corrode la coscienza con la stessa nostra violenza. E allora nessun perdono per l’uomo, misero peccatore, inutile pentirsi, La Ira De Dios è pronta per colpirci e devastarci, che sia fuoco eterno!, quello che brucia sulla splendida immagine di copertina pregna di messaggi, quasi una visione. Ira K ci dona, il ritmo dell’ultimo ballo, il suono dell’ultimo strumento, la voce dell’ultimo canto, il battito dell’ultimo colpo! … marziale e innico! Ira K non perdona. Bitch è un colpo, perversa e tekno come poche, ci scuote, cosi come la seguente War, fuoco dell’odio e della violenza. La seguente Terminus spacca il cuore, non sappiamo se fuggire o restare intrappolati nei suoni di questo nuovo cantore dell’apocalisse, che con le sua voce e i suoi sintetizzatori arriva sul pianeta terra per ricordarci cosa siamo diventati. Terminano l’incubo il remix di Terminus a nome Milada Fronta, un interessante mix di suoni elettronici, un’industrial di ricerca interessante e coinvolgente, suoni “in crescendo”, davvero bravi e infine la versione di Parasite dei Templezone, come epilogo di un viaggio senza ritorno, il brano che da titolo all’album, vero inno dei nostri peccati e delle nostre paure, che ritorna, ancora più amplificato, creando un muro del suono che non ci da tregua.
Ira K entra sotto le vene come un parassita, succhiandoci il sangue, lacerandoci il corpo fino al cuore … con la sua musica. Ira K Organisation è già dentro di noi … “lasciate ogni speranza voi ch’entrate!”
Marco Pantaleone