DARK DOOR
"53°"
(Autoprodotto, 2013)
Dopo diversi anni di attività, trascorsi nei meandri più oscuri del six-feet-under-ground napoletano, lo scorso ottobre è uscito 53°, il primo EP (completamente autoprodotto in 100 copie in edizione limitata digi-pack, subito sold-out) dei Dark Door, duo electro-wave napoletano formato da Mario D’Aniello (voce, synth, bass) e Salvatore Verde (guitar, drums). Nati ufficialmente solo nel febbraio 2013, il progetto Dark Door ha un’origine ben più addietro negli anni e non si limita a essere solo “musicale” ma quasi come una religione o un’ideale di vita: Mario, infatti, “padre” del progetto, suona e compone musica e testi da un decennio, portando avanti nel frattempo anche l’attività di alternative-DJ (col nome di Psychoductor è conosciuto in tutto l’ambiente dark campano) oltre ad essere stato, per un lungo periodo, il gestore del Dark Club “Arcadia” di Napoli, associazione culturale purtroppo chiusa nella primavera del 2013.
Il disco può essere classificato nel filone minimal-synth: in esso sono forti le ispirazioni dell’elettronica minimal europea (soprattutto inglese) e le immancabili influenze 80’s, ma si percepisce chiara anche la formazione goth e new-wave di D’Aniello. Queste sovrapposizioni stilistiche hanno dato vita alle sette tracce dell’EP le quali, ascoltate in scaletta, danno l’idea di un tutt’uno armonico, ben bilanciato e ben suonato. Al disco conferisce originalità anche la scelta dell’italiano come lingua dei testi, decisione ardita che i Dark Door sono riusciti ad armonizzare anche al di fuori della norma, con una naturalezza che fin dal primo ascolto dell’EP riesce a farcelo gustare tutto d’un fiato. E così sia la voce di Mario, sia i suoi testi abissali e sinceri, cavernosi e ardenti, sia l’esperienza musicale dei due membri accumulata nel corso degli anni hanno portato alla composizione di un lavoro che ben rappresenta (volutamente) solo il lato minimal dei Dark Door, una delle varie angolature di questo progetto musicale dal repertorio ben più ampio.
I primi tre pezzi – Ripetutamente, Nella Mente, Corri – sembrano essere concatenati come un unico, grande brano che dipinge uno scenario asciutto e quasi spigoloso ma smussato dai testi, neri e introspettivi, acutizzati dall’interpretazione grave e anfrattuosa del cantante; essi aprono la strada alla successiva traccia – Il Modello – che, seppur musicalmente impeccabile, lambisce un confine meno intimo e più freddo. Segue Memoria che ci conduce, in un primo momento, in una direzione elettronica più ritmata e cava, per poi riportarci di nuovo in superfice, con Pensa, un battito acuto e diretto in un contesto più statico e caliginoso. L’ultimo brano è un omaggio del cantante-autore D’Aniello al grande poeta e scrittore turco Nazim Hikmet (1901-1963). Musicando il testo della poesia “Ciò che ho scritto di noi” (scritta nel 1961 a Berlino, quando Hikmet era in esilio), i Dark Door hanno voluto cantare l’amore così come inteso dal poeta: non solo quello tra due persone, ma l’insieme di tutto ciò che riesce a generare un sentimento forte, come per una guerra ingiusta, per una sofferenza, per gli ideali di libertà e d’immortalità del pensiero (“… è la tua assenza quando divento l’ultima luce, all’ultimo angolo della via …”).
I Dark Door, fortemente sicuri (a ragione) che la buona musica non è quella massificata, stanno realizzando un secondo EP (in cd e cassette) dal titolo Abracadabra che sarà disponibile dal prossimo mese di giugno (in rete è possibile vedere, in anteprima, il videoclip di Ombre, uno dei brani del disco). Siamo certi che si tratterà di un’ulteriore, gradita sorpresa del duo napoletano di cui vi comunicheremo presto notizie. Per consentire ai fans di seguirli, i Dark Door hanno un sito internet ufficiale (www.darkdoor.eu) e un canale You Tube su cui sono disponibili i clip dei brani e le esibizioni live (www.youtube.com/user/darkdoorband).
Gaetano Cuomo